Lungo petalo di mare

Recensione e trama

Alla fine della guerra civile spagnola, il giovane medico Víctor Dalmau e la pianista Roser Bruguera, amica di famiglia, sono costretti a scappare da Barcellona, come migliaia di altri spagnoli, e ad attraversare i Pirenei, per raggiungere Bordeaux. Lì, fingendosi sposati, riescono a imbarcarsi a bordo del Winnipeg, il piroscafo preso a noleggio da Pablo Neruda per portare più di duemila profughi spagnoli in Cile in cerca della pace che in Spagn non è loro concessa. Il “lungo petalo di mare e neve”, lo chiama il poeta.

Una volta giunti in Cile Víctor e Roser riescono a integrarsi senza problemi, a riprendere in mano le redini delle proprie vite e a sentirsi parte del destino di un Paese, fino al golpe che, nel 1973, fa cadere il presidente Salvador Allende. Da una guerra a un’altra, senza soluzio di continuità, la coppia riprenderà la sua vita da esule, stavolta in Venezuela. Ma, come Isabel Allende scrive, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.

La scrittrice cilena autrice di capolavori come La casa degli spiriti o La città delle bestie torna con un nuovo romanzo, uscito in Italia il 24 ottobre per Feltrinelli, che ripercorre cinquant’anni di storia dolorosa del suo Paese; nel romanzo compaiono, come camei d’eccezione, figure straordinarie come Pablo Neruda e Salvador Allende, icone cilene di cultura e democrazia.

Con Lungo petalo di mare Allende, giunta al trentesimo romanzo, fornisce un ritratto struggente di una società distrutta dal colpo di Stato,collassata, che di fronte alla perdita della pace cade preda del panico e della disperazione, attraverso gli occhi di due giovani che scappano da una guerra, quella civile spagnola, per ritrovarsi in un’altra, ma che nonostante tutto rappresentano ancora il barlume di speranza, forse l’ultimo, per riuscire ad andare avanti.