Lacci

Recensione e trama

“Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie”.

Comincia così la lettera che Vanda scrive al marito, che se n’è andato di casa, lasciandola sola fra la rabbia e i tanti interrogativi che non troveranno mai risposta.

Sposi giovanissimi dagli anni Sessanta, Vanda e il marito si sono trovati lentamente prede di un mondo che è cambiato, che ha perso di valore, in cui la famiglia è diventata un peso e non un valore aggiunto.

Così lui è fuggito per rintanarsi a Roma, fra le braccia di una sconosciuta che gli ha dato la sensazione di vivere una nuova gioia, mentre lei continua, a Napoli, a occuparsi dei figli e di quelle domande rimaste irrisolte. E fra le tante che Vanda si pone c’è anche quella, che la tormenta, che non le dà pace. cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi?

Perché niente fa più male dell’abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre, e per riscoprire quei sentimenti che credevamo sopiti e invece non se ne sono mai andati.

Domenico Starnone ci regala un libro che è il racconto di un amore, di un fallimento, ma anche della speranza data dalla forza di certe unioni; come già successo nel 1995 con La scuola, il suo libro, Lacci, è tornato a ispirare il regista Daniele Luchetti, che ne ha fatto una trasposizione cinematografica, interpretata da Alba Rorwacher e Luigi Lo Cascio.

Lacci

Domenico Starnone ci racconta una storia di fughe, fallimenti, ritorni, che Daniele Luchetti ha trasformato in film, quello che aprirà la Mostra di Venezia 2020.

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Lacci sarà il film di apertura della Mostra di Venezia 2020, il primo italiano dopo 11 anni di proiezioni straniere.