La vita davanti a sé
Il libro, [inaugura] uno stile gergale da banlieu e da emigrazione, cantore di quella Francia multietnica che cominciava a cambiare il volto di Parigi.
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Consigliato a
A chiunque ami la narrativa poetica di Romain Gary e voglia leggere un romanzo di formazione davvero particolare e intenso
Il nostro voto
Recensione e trama
Momo, ragazzo arabo che vive nella banlieu multietnica di Belleville, figlio di nessuno, è accudito da una vecchia prostituta ebrea, reduce di Auschwitz, Madame Rosa, in un appartamento al sesto piano. Il compito della donna è proprio quello: occuparsi dei figli delle prostitute che queste ultime non possono tenere con sé.
Ma Momo sembra un caso a parte: lui proviene da una famiglia musulmana e sua madre, a differenza delle altre, non viene mai a visitarlo, anche se Madame Rosa riceve tutti i mesi un vaglia con il pagamento per il suo mantenimento.
Nel corso della vita, crescendo, il ragazzo vede con i suoi occhi le cose cambiare, gli altri ospiti di lunga data dell’appartamento, come il nero Banania e il piccolo Moïse, andarene, adottati da nuovi genitori, mentre lui rimane sempre lì. Le condizioni dell’unica figura materna che abbia mai visto peggiorano, ma la sua vita cambia quando in casa arriva un uomo di nome Kadir Yoûssef, appena uscito dal manicomio criminale dove è stato rinchiuso 12 anni per omicidio, per aver ucciso la prostituta del quale era protettore.
Quell’uomo è il padre di Momo, che scopre così di avere 14 anni e non 10. Madame Rosa fa di tutto per non permettere a Kadir di riprendersi il figlio, lui ha una crisi cardiaca e muore. Alla fine, Momo resterà fino alla fine con la sua Madame Rosa, l’unica che gli abbia mai davvero fatto da madre.
La vita davanti a sé è stato scritto da Emile Ajar, ma solo pochi mesi dopo la morte di Romain Gary, suicidatosi nel 1980, si scoprì che Ajar e l’autore lituano naturalizzato francese erano la stessa persona. Oggi il libro capolavoro di Gary rivive in un film Netflix che avrà per protagonista, nei panni di Madame Rosa, nientemeno che Sophia Loren, la quale ha così commentato la collaborazione con la piattaforma di streaming:
Non potrei essere più felice di collaborare con Netflix per un film così speciale. Nella mia carriera ho lavorato con tutti gli studios più importanti, ma posso dire con certezza che nessuno ha l’ampiezza di respiro e la diversità culturale di Netflix. Ed è proprio questo che apprezzo particolarmente. Hanno capito che non si costruisce una casa di produzione globale senza coltivare talenti locali in ogni paese, senza dare a queste voci l’opportunità di essere ascoltate. Tutti hanno il diritto di essere ascoltati, il nostro film parla proprio di questo e proprio questo è quello che fanno a Netflix.
Accanto a lei, diretti dal figlio dell’attrice Edoardo Ponti, ci saranno Ibrahima Gueye, Renato Carpentieri e Massimiliano Rossi; il film, prodotto da Palomar – Mediawan Group, con il supporto di Impact Partners Film Service, Artemis Rising Foundation, Foothills Productions, Another Chapter Productions e Scone Investments, arriverà in tutto il mondo nella seconda metà del 2020.
Dettagli
Informazioni sull'autore
Nato a Vilnius, in Lituania, Romain Gary, il cui vero nome era Romain Kacew, era un “Litvak” (termine che indica gli ebrei lituani). Na...
- Romain Gary
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