Consigliato a

Chi ama la corrente esistenzialista di Sartre, Duras e Camus troverà in questo romanzo una sua espressione decisa, nitida, ma al tempo stesso sofisticata ed elegante; un’allegoria cruda ma insieme romantica del più grande male del nostro tempo.

Il nostro voto

Recensione e trama

“un giorno d’aprile 194…”

Questo l’incipit de “La peste“, romanzo che, assieme a “Lo straniero” si inserisce in quello che Albert Camus stesso ha chiamato il “ciclo dell’assurdo“.

Il romanzo si svolge dunque in un anno imprecisato della decade del ’40, ad Orano, cittadina algerina descritta come una città mercantile priva di alberi, di giardini, in cui si avverte l’arrivo della primavera solo perché al mercato si iniziano a vendere i fiori arrivati da fuori.

In questo desolato ambiente dove è difficile anche essere malati o moribondi, perché non si avrebbero le cure necessarie, improvvisamente si assiste ad una vera e propria moria di ratti, che tuttavia non desta particolare preoccupazione; quando però i decessi si allargano ad un numero considerevole di abitanti il panico inizia a diffondersi, e il medico Bernard Rieux, protagonista del romanzo, riconosce assieme all’anziano collega Castel i sintomi inequivocabili della peste bubbonica.

Mentre l’epidemia scatena il terrore, Orano viene blindata da un cordone sanitario imposto da Parigi (all’epoca la Francia dominava ancora il paese) che impedisce alla gente di entrare o uscire dalla città. Tra i cittadini si assiste a reazioni diverse, tra chi continua la propria vita alla ricerca del divertimento e dei piaceri quotidiani e chi invece si barrica in casa sperando di sfuggire al pandemonio. Rieux presta alacremente il suo sostegno e la sua esperienza di medico per aiutare gli appestati, aiutato da Jean Tarrou, figlio di un avvocato destinato anch’egli alla carriera forense, cui ha rinunciato dopo aver assistito alla freddezza con cui il padre ha vinto una causa condannando l’imputato alla pena di morte.

Mentre la peste dilaga, trasformandosi da bubbonica a polmonare, attorno ai due protagonisti si muovono le storie di altri personaggi, ciascuno mosso dalle più disparate ragioni, chi di potere, chi d’amore, mentre Castel parrebbe finalmente aver sviluppato un siero antidoto. Rieux continua a dare il suo soccorso sperimentando il siero trovato dal collega, nonostante sia scosso dal dolore per la perdita della moglie, che aveva accompagnato fuori dal paese molto prima che il virus dilagasse.

Il libro, pubblicato nel 1947, è una metafora geniale, toccante e nitida di tutti i mali del mondo, con particolare riferimento al nazismo, che ha sconvolto l’Europa negli anni precedenti, non a caso chiamato la Peste brune, proprio al fine di qualificarlo come malattia mortale e contagiosa. In esso si ritrova perfettamente tutta la letteratura e la filosofia esistenzialista di Camus, improntate al rifiuto netto e categorico dell’assurdità della vita, della sua irrazionalità che è causa di sofferenza inutile e che può essere invece combattuta solo con la lotta sociale e alle ingiustizie.

Camus scrive di assurdo detestandolo profondamente, odiandolo, pensando che solo la coesione sociale e l’unione di ideali positivi possano far fronte al suo trionfo, che è ben evidenziato dalle dittature instaurate in Italia, in Germania, o in Russia, le “pesti bubboniche” dell’Europa.

Rieux, l'”eroe” perfetto di Camusa, è il narratore in terza persona che ricostruisce come una cronaca tutti i nefasti eventi che si abbattono su Orano, la quale diventa inevitabilmente l’allegoria dell’Europa flagellata dai totalitarismi che hanno appestato i suoi cittadini.

Il libro ha riscosso un notevole successo subito dopo la pubblicazione, vendendo 160 mila copie nei primi due anni, e ottenendo il Prix de la Critique.

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Dettagli

Prezzo Listino: EUR 7,50
Editore: Sodis
Collana: ND
Data Pubblicazione: 01/01/1970
Pagine: 278
ISBN-10: 2070360423
ISBN-13: 9782070360420
Lingua Originale: Francese
Lingua Edizione: Francese
Titolo Originale: La peste

Informazioni sull'autore

  • Albert Camus