La linea del colore
Igiaba Scego scrive in queste pagine un romanzo di formazione dalle tonalità ottocentesche nel quale innesta vivide schegge di testimonianza sul presente, e ci racconta di un mondo nel quale almeno sulla carta tutti erano liberi di viaggiare: perché fare memoria della storia è sempre il primo passo verso il futuro che vogliamo costruire
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Consigliato a
Chi ama le trame intense, raffinate, costruite per invitare a riflettere sul nostro passato e il nostro presente.
Il nostro voto
Recensione e trama
Dopo Adua, del 2015, la scrittrice italo-somala Igiaba Scego torna con un romanzo storico intenso e coinvolgente, che attraverso le vite di due donne, molto lontane tra loro temporalmente, getta una luce nuova sulla situazione dei migranti e invita a una riflessione sull’importanza della memoria.
La linea del colore
1887: Mentre a Dògali, in Eritrea, cinquecento soldati italiani vengono uccisi dalle truppe etiopi che cercano di contrastarne le mire espansionistiche, la pittrice afroamericana Lafanu Brown, che da anni vive a Roma, viene aggredita dalla folla per il suo colore di pelle, venendo messa in salvo da uno sconosciuto. Proprio al suo salvatore decide di aprirsi, parlando della nascita in una tribù indiana Chippewa, del padre che la abbandonò prima che nascesse, ma anche dell’abolizionismo e dell’incontro con la mentore Lizzie Manson, fino alla scelta di salire su un piroscafo diretta verso l’Europa.
Igiaba si è ispirata a due donne realmente esistite per costruire il personaggio di Lafanu: la scultrice Edmonia Lewis e l’ostetrica e attivista Sarah Parker Remond, arrivate in Italia dagli Stati Uniti dove i neri erano sottoposti alla schiavitù.
Sara Parker Remond era un’attivista abolizionista contro la schiavitù, ha viaggiato negli Stati Uniti e in Inghilterra, e poi è arrivata in Italia, prima a Firenze, dov’è diventata ostetrica, poi a Roma – spiega Igiaba a Il Libraio – Edmonia Lewis, che si era convertita al cattolicesimo ed era omosessuale, invece è subito andata a Roma: aveva il sogno di diventare scultrice. E come dice Amy in Piccole donne, ‘si diventa grandi artisti solo a Roma’.
Queste due donne avevano un grande amore per l’Italia, mentre io mi sono messa a scrivere in un momento in cui il Paese si sta chiudendo in se stesso, e c’è un odio crescente. Quindi ho trovato splendido poter parlare di due donne che, superando le barriere del colore della pelle e del genere, riescono a fare un viaggio a quei tempi incredibile e a coronare il loro sogno nel nostro Paese. Ma non volevo scrivere le loro biografie. Sono storie molto belle, però volevo raccontarne un’altra. Insomma, Lafanu prende spunto da loro ma non è nessuna delle due, e ho cercato di metterle intorno una serie di personaggi e di conflitti. Nel libro non c’è solo il conflitto del colore, c’è anche quello di classe, il tema del denaro. Lafanu vorrebbe essere indipendente, ma dipende dalle abolizioniste bianche che la aiutano.
A Lafanu si affianca Leila, la ragazza contemporanea, che intreccia i fili tra il passato e il destino suo e delle cugine rimaste in Africa studiando il tòpos dello schiavo nero incatenato presente in tante opere d’arte. Perché parlare del colonialismo italiano per costruire un romanzo dalla trama complessa che denuncia, in qualche modo, i rigurgiti razzisti di oggi?
Quello che mi premeva era far vedere che per Lafanu, come per tutti, questo sogno d’Italia si guasta con il colonialismo. L’Italia era già un paese coloniale ma, dopo la battaglia di Dogali, Lafanu si trova a essere indicata come ‘la negra’. E lei lo dice: ‘Non è la mia Roma questa’. Per me è molto importante anche la frase che faccio dire a Ulisse Barbieri (una citazione di un poeta reale che si chiamava, appunto, Ulisse Barbieri): ‘Ma non capite, branco di cretini, che i veri patrioti sono gli abissini?’. Ci dimostra che l’Italia è un paese complesso, è stata colonia ed è stata colonizzatrice, e questo aspetto si lega al nostro contemporaneo. Lafanu è una donna forte, caparbia, che supera grandi dolori, ma è anche un personaggio che ci permette di vedere più da vicino una certa Italia.
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Informazioni sull'autore
Nata a Roma da una famiglia di origini somale, Igiba Scego è laureata in Letterature straniere presso la Sapienza di Roma e si occupa di scrittura...
- Igiaba Scego
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