La banalità del male
Adolf Eichmann, gerarca nazista, fu catturato a Buenos Aires l'11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo, processato a Gerusalemme, con le accuse di aver commesso crimini contro il p...
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Recensione e trama
Adolf Eichmann, gerarca nazista, fu catturato a Buenos Aires l’11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo, processato a Gerusalemme, con le accuse di aver commesso crimini contro il popolo ebraico e crimini di guerra, e lì condannato a morte il 15 dicembre 1961: ne La banalità del male sono raccolti gli articoli che Hanna Arendt scrisse su questa vicenda per il New Yorker.
La Arendt, filosofa ebrea fuggita negli Stati Uniti, nei suoi articoli non si limita a fare un resoconto degli eventi, ma esprime problemi morali, politici e giuridici: osservando Eichmann, un uomo apparentemente comune e insignificante, accusato di aver compiuto atti di una ferocia inumana, la Arendt sviluppa il concetto della “banalità del male“, per cui le azioni malvagie di Eichmann non sarebbero dovute a una sua indole maligna, quanto a una inconsapevolezza delle conseguenze.
La Arendt sostiene che la società civile aveva creato un nuovo tipo di criminale caratterizzato dalla mancanza di idee, ma non stupido, quanto senza spirito critico, e ubbidiente: un uomo che vive attraverso i condizionamenti esterni che gli sono dati dalla società, o da un capo politico, un uomo mediocre che vive per inerzia.
Eppure, questo criminale solerte, fa più paura di un mostro inumano, perché Eichmann, alla fine, avrebbe potuto essere chiunque: bastava non avere idee che potessero aiutare a comprendere che cosa era giusto e cosa sbagliato; bastava essere ligi al dovere, ubbidienti ai comandi impartiti, grandi lavoratori, e si era Eichmann, un uomo che viveva, ma non era calato nel reale e nelle sue implicazioni, che faceva parte di uno stato totalitario che plasmava le personalità a suo vantaggio.
La banalità del male è un libro da leggere per riflettere, per guardare a quello che è stato e anche a quello che è con occhi diversi, con la consapevolezza che la mancanza di idee, l’assenza di un’apertura davanti al reale, l’ignoranza dei desideri più profondi e più puri che muovono il cuore dell’uomo sono ciò che rende quest’ultimo una pedina pericolosamente manovrabile.
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Biografia non disponibile
- Hannah Arendt
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