Il sogno della macchina da cucire

Recensione e trama

Una sartina non può avere aspirazioni d’indipendenza.
Una sartina deve tenere a bada l’immaginazione. È impensabile che sia in grado di leggere, figuriamoci di scrivere.
Una sartina non può pensare all’amore, men che meno credere di essere interessante agli occhi di un giovane affascinante e facoltoso.
Una sartina deve sopportare, sacrificarsi.
Una sartina non può permettersi di sognare.

Tra orli, imbastiture e tagli di stoffe pregiate Bianca Pitzorno ci racconta le vicende e le disavventure di una sartina a giornata a cui, pagina dopo pagina, si finisce per voler bene come a una cara amica.
Grazie a una nonna amorevole e lungimirante che decide di metterle in mano sin da piccola ago e filo concedendole così una possibilità di emancipazione, entrerà nelle case di diverse famiglie borghesi. Tra quelle mura scoprirà segreti, ipocrisie, invidie ma incontrerà anche persone di cuore che la riempiranno di stimoli e di sete di conoscenza.
In un periodo storico, quello tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, in cui alle donne non è concesso “comportarsi con la stessa libertà di un uomo” lei si circonderà e stringerà amicizia con donne straordinarie e dalle “idee veramente bizzarre sulla eguaglianza dei sessi”.
Il sogno della macchina da cucire è una storia di donne che, in barba a quello che pensano gli altri, hanno deciso di vivere la propria vita, di ragionare con la propria testa. Chi scegliendo di allontanare un marito ingrato, chi di girare il mondo alla ricerca della propria felicità e chi inseguendo la propria indipendenza grazie a una macchina da cucire.
Perché non importa cosa ci hanno insegnato, cosa si aspetta la società, noi donne possiamo essere tutto ciò che vogliamo.