Il grande Gatsby
Fitzgerald riflette, meglio che in tutti i suoi scritti autobiografici, il cuore dei problemi che lui e la sua generazione dovettero affrontare… In Gatsby, pervaso com'è da un senso del peccato e della caduta, Fitzgerald assume su di sé tutta la debolezza e la depravazione della natura umana.
Andrew Le Vot, biografo di Fitzgerald
il primo passo in avanti fatto dalla narrativa americana dopo Henry James
T. S. Eliot
Consigliato a
Chi ama le atmosfere della New York degli anni ’20, con i suoi ritmi jazz e le profonde contraddizioni sociali e cerca un romanzo intenso, profondo e drammaticamente reale nella descrizione spietata dell’assenza di sentimenti.
Il nostro voto
Recensione e trama
Dal romanzo capolavoro di Francis Scott Fitzgerald cinema e teatro hanno attinto più di una volta, ricreando sul grande schermo o sul palcoscenico le ambientazioni di quella New York anni ’20, divisa tra jazz, feste dell’alta società e profonde contraddizioni sociali, ancora a metà tra la guerra appena passata e il periodo orribile, poco seguente, della Grande Depressione. Ma quello che T.S. Eliot ha definito
Il primo passo in avanti fatto dalla narrativa americana dopo Henry James
in realtà è qualcosa di unico nel suo genere: è un romanzo profondo, magnificamente realistico, intenso e drammatico proprio nel suo cinico verismo, in cui molti sono i temi che si mescolano, inestricabilmente, anche se a vincere, su tutti, è uno: la solitudine.
Quella che accompagna gli ospiti delle magnifiche feste di Jay Gatsby, quella che regna sovrana, soprattutto, nella vita di lui, il giovane miliardario dal passato oscuro e dal cuore infranto. Nessuno ai suoi lussuosi party vi scambia una parola, nessuno è veramente suo amico, se non quel Nick Carraway che lo aiuterà a recuperare l’amore perduto e starà con lui, fino alla fine.
Pubblicato per la prima volta nel 1925, Il grande Gatsby viene raccontato proprio da Nick, seguendo quel filone narrativo inaugurato appunto da Henry James. Lui, appena trasferitosi a West Egg, a trenta chilometri dalla città, conosce l’enigmatico Gatsby, che occupa la magnifica villa confinante. Fra i due si instaura un rapporto di amicizia, poiché Gatsby ha bisogno di Nick: lui, infatti, è il cugino di Daisy Fay, che ha sposato il giocatore di golf Tom Buchanan, marito infedele e assente. Gatsby chiede a Nick di combinare un incontro fra lui e Daisy, perché proprio lei è la ragazza di cui il giovane miliardario si era innamorato anni addietro, prima di partire per la Prima guerra mondiale.
Da quel pomeriggio in cui i due amanti di un tempo si ritrovano nascerà qualcosa che farà tornare in Gatsby la speranza, effimera, di aver riconquistato la donna amata. Ma tutto svanirà, per lui, durante una gita a New York, cui partecipano anche Nick, l’amica di lei Jordan Baker, e Tom. Quando Gatsby, indispettito dalle continue battute di Buchanan sul suo conto, chiederà a Daisy di confessare al marito di non averlo mai amato, la donna infatti resterà muta, spezzando il sogno di Gatsby, fino alla tragedia finale.
Ma ad ogni parola lei si ritirava sempre più in se stessa, finché lui rinunciò e soltanto il sogno morto continuò a battersi mentre il pomeriggio svaniva, cercando di toccare ciò che era di più tangibile, sforzandosi, infelice e senza disperazione, di raggiungere la voce perduta di là dalla stanza.
Ripensando a quella vicenda, a posteriori, Nick si interroga sulla società dei suoi contemporanei, sulla vacuità di contenuti e la superficialità con cui vengono vissuti i rapporti umani e trattati i sentimenti, associando quasi il destino cadente di Gatsby alla fine del sogno americano, che di lì a poco, profeticamente, avverrà proprio con la tremenda crisi del ’29. Nella disperata consapevolezza del nulla di Nick Carraway, però, Fitzgerald scrive anche una sorta di testamento morale, o meglio si spinge a una riflessione autobiografica, come se si domandasse quali fossero stati gli ostacoli che avevano fatto inevitabilmente inabissare la sua vita, vissuta in maniera dissoluta fra alcol e donne. Così, quella frase conclusiva del romanzo sembra essere proprio un pensiero rivolto a se stesso.
Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.
Dopo la famosa versione cinematografica del 1974, interpretata da Robert Redford e Mia Farrow e diretta da Francis Ford Coppola, è stato Leonardo Di Caprio a vestire i panni di Jay Gatsby nel rifacimento del 2013. Questa volta, la regia è stata firmata da Baz Luhrmann e il film ha inaugurato la sessantaseiesima edizione del Festival di Cannes.
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Informazioni sull'autore
Francis Scott Key Fitzgerald (24 settembre 1896 – 21 dicembre 1940) è considerato uno dei massimi scrittori americani contemporanei e di quella ...
- Francis Scott Fitzgerald
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