Il diritto di morire
Quando la gioia di vivere viene meno e quando il dolore supera il limite di sopportazione, dovremmo poter avere il diritto di arrenderci |
www.unlibro.it
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Chiunque voglia raccogliere prospettive e spunti di riflessione nuovi su un tema estremamente delicato e capace di spaccare l’opinione pubblica, ragionando, magari, ance rispetto a un’ipotetica situazione individuale.
La questione del fine vita è, come sappiamo, una delle più delicate e controverse del nostro tempo; spacca l’opinione pubblica, divide la morale delle persone e impone una riflessione doverosa su dove e se sia possibile stabilire un limite tra diritto individuale a vivere una vita piena e dignitosa ed etica, anche basata su principi religiosi o comunque legati alla fede.
Ad affrontare lo spinoso argomento, con la professionalità e la grazia che hanno contraddistinto tutta la sua carriera e letteratura, è stavolta Dacia Maraini, che abbandona il romanzo per tornare al saggio e avventurarsi in un dialogo con il giovane giurista siciliano Claudio Volpe, piacevole scoperta del panorama letterario italiano con già due partecipazioni al Premio Strega e la definizione di enfant prodige data dall’Urban Post.
Tanti e ampi sono gli spunti di riflessione per un tema che raccoglie opinioni spesso opposte fra loro e molto frammentate, ma certamente il punto di partenza principale non può che essere uno: è ammissibile che una persona decida di morire, a prescindere dalla sua condizione fisica e di salute? La libertà di togliersi la vita può essere considerata una libertà che valga la pena di essere concessa, un diritto, seppur estremo, che la legge dovrebbe garantire e tutelare, oppure è legittimo aspettarsi sempre un’ingerenza statale o religiosa in quella che, a tutti gli effetti, è una scelta tra le più intime e personali? La nostra Costituzione, afferma Maraini, del resto stabilisce che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario” e che non è consentito “violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Dunque proprio da lì parte il viaggio di Maraini e Volpe, che coinvolge inevitabilmente la libertà di pensiero e di azione dell’individuo da contrapporre alle questioni della morale e della fede.
Muovendosi fra il mondo giuridico-normativo e quello delle testimonianze dirette, della letteratura e della mitologia antica, anche usando come punto di partenza i tanti casi che hanno riempito le pagine di cronaca degli ultimi anni, Il diritto di morire riesce ad aiutare il lettore a ragionare senza pregiudizi di sorta, sempre al riparo dal luogo comune, su un tema cruciale della nostra contemporaneità, usando un linguaggio discreto e mai invadente, rispettoso e pieno di dignità.
Biografia non disponibile
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