Educazione siberiana
Senza pensare ho preso la mitica Tokarev di mio nonno e sono corso dietro ai poliziotti. L'unica cosa che sentivo era una specie di gioia di esistere.
dal libro
Mi sono fermato davanti a uno di loro, i suoi occhi erano stanchi e tristi. Ho mirato alla faccia,ho cercato di premere il grilletto con tutte le mie forze, ma non riuscivo a muoverlo di un millimetro.
Mio padre ha cominciato a ridere: - Vieni qui, piede scalzo! Non va bene sparare in casa, non lo sai?
Consigliato a
Chi vuole riflettere sulle implicazioni della violenza.
Il nostro voto
Recensione e trama
Educazione siberiana è il primo romanzo della Trilogia siberiana di Nicolai Linin e nel 2013 ha ispirato il film omonimo di Gabriele Salvatores.
Una storia a cavallo tra la biografia e il romanzo, ambientata in Transnistria, regione dell’ex Urss che nel 1990 si è autoproclamata indipendente ma non è stata riconosciuta da nessuno Stato.
Qui il giovane protagonista Nicolai, detto Kolima, cresce, in un posto che pare essere fuori dal mondo e dove la criminalità è molto diffusa.
Qui viene educato al rispetto della famiglia e degli anziani, che portano la loro esistenza tatuata sulla pelle, e ad essere un “criminale onesto”, un ossimoro, una contraddizione vivente, e impara i dogmi della comunità, secondo cui la giustizia è fatta di violenza e i poliziotti sono uomini corrotti da cui difendersi.
Ma qualcosa smuove la coscienza di Nicolai, che inizia ad intuire che potrebbero esistere delle alternative al modo di vivere che gli è stato tramandato.
Un romanzo che trasuda violenza, descritta in risse, combattimenti e imboscate che possono scioccare, che, fino ai ripensamenti del protagonista, pare essere l’unica soluzione, l’unico modo in cui comportarsi in una società come quella presentata dall’autore.
Eppure è indubbio che questa società composta da “criminali onesti” abbia il suo fascino o se non altro porti a riflettere sulle motivazioni di tale atteggiamento, visto anche che viene affermato dall’autore che nella comunità siberiana ogni azione ha il fine di proteggere il culto di Cristo.
E anche qui appare l’ossimoro, come appariva per la percezione della criminalità come qualcosa di onesto, perché non c’è tolleranza o perdono per chi viene concepito come un nemico o un traditore, ma anzi punizioni severissime.
Dall’altro lato, si sviluppa l’idea della protezione degli individui più deboli, a cui questi criminali sono “devoti”, che sono concepiti come coloro che scontano per i peccati di tutti gli uomini, e per quelli di questa comunità violenta innanzitutto.
Il tutto è tramandato dagli anziani, che ricoprono il ruolo di maestri, che danno insegnamenti sia nel campo criminale sia in quello spirituale, e che sono delle figure di cui si può quasi respirare l’autorità, grazie alla bravura dell’autore.
Questa bravura ritorna anche nel suo modo di scrivere molto espressivo e contaminato dalle sue origini siberiane, che riesce a conquistare chi legge.
Un libro per riflettere sul perché della violenza e su come qualsiasi società che voglia fare una giustizia a misura d’uomo stia dimenticando di affrontare il fatto che esistano delle esigenze ultime profondamente umane con cui confrontarsi che non si possono esaurire nel concetto di vendetta.
Dettagli
Informazioni sull'autore
Lilin è il suo pseudonimo da scrittore, scelto in omaggio alla madre dell’autore, Lilia. In russo infatti Lilin significa “di Lilia...
- Nicolai Lilin
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