Comma 22

Recensione e trama

Diventerà una miniserie televisiva girata per lo più in Italia e con un cast che vanta, fra gli altri, George Clooney e Hugh Laurie (il famoso Dr. House), ma prima di tutto questo Comma 22 è anche il romanzo che ha reso noto al mondo lo scritto americano Joseph Heller, un passato da puntatore della flotta aerea americana di stanza in Corsica, e una penna velenosa che ha scritto soprattutto di antimilitarismo.

Lo stesso romanzo che gli ha dato la celebrità, uscito nel 1961, è,  in effetti, basato sulle sue esperienze personali; come la serie, è ambientato in Italia, contesto che Heller ha avuto occasione di conoscere durante il conflitto.

La vicenda ha per protagonisti un gruppo di aviatori stanziati sull’isola di Pianosa, impegnati in missioni di bombardamento a bordo di B-25 Mitchell (lo stesso tipo di velivolo su cui aveva volato Heller). Lo stress psicologico dovuto al conflitto è, naturalmente, altissimo, e a risentirne è soprattutto il capitano Yossarian, terrorizzato all’idea dall’idea che il numero di missioni da svolgere debba aumentare.

Timori che non si rivelano infondati, dato che nel corso del libro il cinismo del comandante Cathcart porta tale numero a salire.

Yossarian, per esser giudicato inabile alle missioni e sfuggire alla guerra comincia a fare cose bizzarre nella speranza che gli venga diagnosticata la pazzia, mentre attorno a lui altri personaggi più o meno stravaganti, da Aarfy, il maggiore Maggiori, Dunbar, fino a Milo Minderbinder e il pastore Shipman.

Le loro comunicazioni danno vita a una gag dopo l’altra che, prendendo in giro ironicamente la guerra, ne rende però l’idea della drammaticità. Lo sviluppo della trama che non segue l’ordine cronologico porta poi il lettore in un gioco incredibile di spostamenti temporali, flashback e salti spaziali, che ruotano tutti attorno a un comune denominatore, ovvero il momento in cui Yossarian ha dovuto assistere alla morte di un membro dell’equipaggio del suo bombardiere, ferito a morte in una missione sull’Italia settentrionale. Episodio paradossalmente piazzato da Heller nel penultimo capitolo.

In realtà, questo non è che un modo per immergere il lettore nella stessa confusione mentale che travolge il comandante, cosa che rende il libro dotato della grandissima capacità di far immedesimare il lettore nel suo protagonista principale.