Cara senatrice Merlin. Lettere dalle case chiuse. Ragioni e sfide di una legge attuale
Mia sorella crede che io faccia la rappresentante di cosmetici e di bijotterie e sino ad ora sono riuscita a farglielo credere. […] Spero tanto nella sua legge… e la temo un po'...
Cara senatrice Merlin
Consigliato a
A chi non ha avuto occasione di leggere le lettere originali inviate alla senatrice Merlin e vuol cogliere lo spunto per una riflessione quantomai dolorosa e attuale.
Il nostro voto
Recensione e trama
Sessant’anni fa la legge promossa dalla senatrice Angelina-Lina Merlin aboliva definitivamente le case chiuse, ovvero i luoghi in cui moltissime donne si dedicavano alla prostituzione.
Le maison erano luoghi molto frequentati all’epoca, ma per frenare lo sfruttamento della prostituzione la politica, a cui già si doveva il merito di avere inserito la dicitura “senza distinzione di sesso” nell’articolo 3 della Costituzione sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, fece approvare la legge 75/1958, che decretò la chiusura di quelle case, introducendo proprio i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento.
Molto spesso, e in maniera del tutto superficiale, si tende a pensare che le donne “ospiti” di quei lupanari fossero non solo felici di svolgere la professione, ma che ci andassero di propria sponte e fossero del tutto contrarie all’idea di ritrovarsi con le case chiuse abolite e, quindi, senza lavoro.
Ma è un pensiero, appunto, completamente sbagliato, come testimoniano le tantissime lettere raccolte dalla stessa senatrice Merlin nel libro Cara senatrice Merlin, uscito nel 1955 e curato assieme a Carla Barberis.
In quelle righe, spesso scritte in un italiano stentato ma il cui messaggio è chiaro e denso di significato, si evince chiaramente come, tutt’altro che raramente, la scelta di diventare una prostituta fosse praticamente obbligata: molte delle donne che lavoravano nelle case chiuse lo facevano per necessità estrema, perché si trovavano in una situazione di inedia, dovevano mantenere figli e famiglie intere, oppure perché erano considerate reiette della società. Il loro compito era terribile, avevano un numero fisso di clienti da soddisfare quotidianamente, erano costrette a dormire tutte insieme e non potevano uscire mai dall’edificio che le ospitava. Erano, insomma, vere e proprie schiave del sesso, a cui la Merlin cercò di ridare dignità.
Oggi il libro Cara senatrice Merlin esce con un’edizione del tutto rinnovata, a cui si aggiunge un breve saggio di Mirta Da Pra Pocchiesa in cui si individuano dieci buone ragioni per sostenere l’attualità di una legge ”geniale” e dieci sfide che il mondo della prostituzione pone, nel nostro tempo, a tutti noi. La senatrice Merlin, infatti, probabilmente non sapeva che, con la chiusura dei casini, la prostituzione avrebbe assunto tutt’altro tipo di contorno, altrettanto drammatici se non addirittura più gravi, spostandosi dalle case chiuse ai marciapiedi delle strade italiane, e diventando connesse con la tratta di essere umani, la schiavitù moderna e la discriminazione razziale. Resta però il grande impegno di questa donna nel garantire, se non proprio un futuro diverso, almeno un’opportunità a queste donne dimenticate dalla società, e il forte esempio di coinvolgimento sociale, prima ancora che politico, alla base della sua lotta.
Dettagli
Informazioni sull'autore
Biografia non disponibile
- Mirta Da Pra Pocchiesa
Cosa ne pensi?