194 - diciannove modi per dirlo
Senza giustificare, senza dover prendere posizione, c’è un mondo che si schiude quando una donna scopre di essere incinta; è una pianta con radici lontane e invisibili a lei stessa.
194 - diciannove modi per dirlo
È con tutto quel bagaglio, che arriva con gli occhi stanchi davanti alla porta di un ospedale. È con quel freddo nelle ossa che proverà a raccontarsi, anni dopo, ad amici increduli e silenziosi. È con quel vuoto che passerà i suoi giorni. Per tutte queste ragioni, io credo, prima di giudicare, vale sempre la pena sapere; come in ogni cosa.
Consigliato a
a chi vuole comprendere, e non giudicare, una scelta e quello che dovrebbe essere il diritto di ogni donna
Il nostro voto
Recensione e trama
“Lei ha trentaquattro anni, trentacinque quest’anno. Lo sa, vero, che è biologicamente vecchia?”
“Vuole sentire il battito?”
“Senti il desiderio di suicidarti?”
“Insomma, lei ha trentacinque anni, dovrà pur sapere cosa vuole fare da grande. Forse ha avuto un rapporto difficile con la madre?”
Queste sono solo alcune delle terribile domande che si sono sentite rivolgere dal personale sanitario le diciannove donne incontrate da Camilla Endrici. Donne che nella loro vita hanno scelto di ricorrere all’interruzione di gravidanza, di abortire.
Per svariati motivi, tutti sacrosanti: perché non avevano una relazione stabile, una stabilità economica, perché non era il momento giusto, perché non si sentivano pronte, perché hanno avuto paura o semplicemente perché la maternità non era un loro desiderio in quel momento o non lo era in assoluto.
Donne che sono ricorse all’aborto una o più volte, donne che poi sono diventate madri e altre che non lo diventeranno mai. Donne che hanno scelto di avere figli, di abortire e poi di avere ancora figli.
Tutte scelte possibili, personalissime e in nessun modo giudicabili.
Sono storie dolorose in cui ricorrono sentimenti come vergogna, paura del giudizio, addirittura disgusto… quello che leggono negli occhi di chi le guarda e giudica. Perché se decidi di fare una cosa del genere devi essere una persona priva di sentimenti, senza cuore.
E così o decidi di vivere questa cosa in assoluta solitudine per evitare i giudizi gratuiti delle persone o fai diventare la morte del tuo gatto il motivo ufficiale della tua tristezza. Perché essere tristi per la morte del proprio animale è accettato ma non lo è esserlo per una decisione che hai preso tu, che tra l’altro “potevi stare attenta”.
La verità è che di queste donne e delle loro vite non sappiamo nulla.
L’aborto è purtroppo ancora un tabù, una scelta di cui non è possibile parlare liberamente ma soprattutto un diritto che le donne dovrebbero poter esercitare senza vergogna e con il supporto di un gesto accogliente, come una mano posata su un braccio.
Dettagli
Informazioni sull'autore
Giornalista radiofonica e copywriter. Il suo primo libro 194- diciannove modi per dirlo, è un omaggio al potere delle parole.
- Chi ha paura di Virginia Woolf?
- Camilla Endrici
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