Zelda Fitzgerald, la prima IT girl della storia che morì sola in manicomio
Non fu solo la compagna di uno dei più grandi scrittori del Novecento, ma anche la prima IT girl della storia: ecco la tormentata storia di Zelda Fitzgerald
Non fu solo la compagna di uno dei più grandi scrittori del Novecento, ma anche la prima IT girl della storia: ecco la tormentata storia di Zelda Fitzgerald
“Sembra che siano entrambi appena usciti del sole: la loro gioventù è impressionante. Tutti vogliono incontrarli”, scrisse Dorothy Parker, parlando di una delle coppie più famose del Novecento, come ricorda la biografa Nancy Milford. Lui era Francis Scott Fitzgerald, celebre autore de Il grande Gatsby, lei sua moglie Zelda Fitzgerald, una delle flapper girl più scatenate e spregiudicate dell’età del jazz. Belli, ricchi e famosi, in realtà furono vittime del loro stile di vita fatto di eccessi, alcol e debiti.
Zelda Fitzgerald, icona glamour degli Anni Venti, fin da piccola aveva mostrato la sua inclinazione verso tutto ciò che era fuori dalle regole prestabilite della rigida società di inizio Novecento. Avvenente e piena di vita, passò però gran parte della sua vita adulta tra una casa di cura e l’altra, per morire a soli 47 anni durante un gravissimo incendio scoppiato nel 1948 all’interno dell’ultimo ospedale in cui era finita per tentare di lasciarsi alle spalle una serie infinita di malesseri.
Forse schizofrenica, forse bipolare, sicuramente Zelda Fitzgerald ebbe una relazione catastrofica con l’alcol, non aiutata dal suo burrascoso matrimonio con il grande scrittore americano. Un amore folle e distruttivo, che emerge anche dalle numerose lettere inviate dalla donna al marito e riportate nella biografia della Milford. Come questa missiva, inviata nel 1930 dalla casa di cura in Svizzera in cui era stata ricoverata dopo una delle tante crisi.
Mio carissimo Monsieur, abbiamo qui una maniaca che pare sotto l’influsso di aberrazioni erotiche che hanno lei per oggetto. È una persona di eccellente carattere, desiderosa di lavorare, accetterebbe un salario simbolico durante l’apprendistato. Pelle chiara, occhi verdi, cerca giovane raffinato del suo tipo con intenzioni di matrimonio. Precedente esperienza non richiesta. Amante della vita domestica e splendido cucciolo da tenere in casa. Segnata dietro l’orecchio sinistro da una leggera tendenza alla schizofrenia.
Il tracollo di Zelda Fitzgerald era già iniziato da qualche anno, ma lei faceva di tutto per non dimostrarlo. Lei, che era sempre stata così vitale e allegra, stava però precipitando in un abisso da cui non avrebbe mai più fatto ritorno.
Sfogliate la gallery per scoprire qualcosa di più su di lei e sul suo tormentato rapporto con Fitzgerald.
Nata in Alabama il 24 luglio 1900, Zelda Sayre fu prima di tutto una bambina molto viziata dalla madre, ma non dal padre Anthony Dickinson Sayre, un famoso e severo magistrato dell’Alabama. Intelligente e poliedrica, fin da piccola prese lezioni di danza, disciplina che amava moltissimo. Tuttavia, la cosa che più le interessava era la vita sociale: fin da adolescente iniziò a consumare alcolici e a fumare, lasciando dietro di sé una scia di amori spezzati.
Trasgressiva e spregiudicata, Zelda adorava ballare il charleston, indossare abiti aderenti color carne e vivere una vita senza freni e anticonformista, in aperto contrasto con lo stereotipo della donna del Sud, unanimemente considerata delicata, docile e remissiva.
Zelda e Francis Scott Fitzgerald si incontrarono nel luglio 1918, durante un ballo del Country Club di Montgomery. Molti si erano incapricciati di quella volubile e gioiosa ragazza, ma solo il grande scrittore riuscì a conquistarla. La biografa Nancy Milford scrisse che “Scott aveva fatto appello a qualcosa in Zelda che nessuno prima di lui aveva percepito: un senso romantico di vanagloria”. Nella cerchia di amici e parenti di Zelda, molti non approvavano la relazione tra Zelda e Francis, per via dei problemi di alcolismo dello scrittore e per la diversa fede cattolica. Lui era cattolico, mentre lei episcopale. Ciò non bastò a fermare il loro amore e la coppia si sposò a New York il 3 aprile con una leggendaria e sfarzosa cerimonia nella cattedrale di San Patrizio.
Scott e Zelda diventarono subito una delle coppie più famose di New York, sia per il successo riscosso da Di qua dal Paradiso che per il loro comportamento sopra le righe. Tra alcol, vita mondana e debiti, incarnarono la febbre dell’età del jazz. Il San Valentino del 1921, mentre Scott lavorava al suo secondo romanzo, Belli e dannati, Zelda scoprì di essere incinta di Frances, la loro prima figlia. Nel 1922 Zelda rimase nuovamente incinta e nello stesso tempo iniziò a scrivere racconti brevi e ad aiutare il marito con i suoi romanzi. Fondamentale fu il suo contributo per la commedia The Vegetable, che fu però un clamoroso flop. Sempre più indebitata, la coppia si trasferì a Parigi nel 1924.
Nella capitale francese iniziarono i dissapori e l’immagine felice della celebre coppia iniziò a franare. Francis iniziò a scrivere Il Grande Gatsby, ma si sentiva stanco e vecchio. Zelda, frustrata e infelice, rischiò di morire per una dose eccessiva di sonniferi. Nel 1925 conobbero Ernest Hemingway e la sua amicizia con Fitzgerald minò ancora di più il loro rapporto matrimoniale. Zelda tentò addirittura il suicidio gettandosi da una rampa di scale a una festa, dopo aver visto il marito chiacchierare con Isadora Duncan.
Forse per scacciare i suoi demoni personali, a 27 anni Zelda si convinse di poter diventare una ballerina professionista, esercitandosi per otto ore al giorno. Il rapporto tragico con il marito e questa sua insana fissazione la condussero nel 1930 a un primo ricovero in un sanatorio di Parigi, con la diagnosi di schizofrenia. A questo ricovero ne fece seguito un altro, in una clinica a Prangins, sulle sponde del lago di Ginevra: le vennero riconosciuti dei disturbi gastrointestinali, dovuti alla sua instabilità mentale. Zelda, uscita dalla clinica nel settembre del 1931, fece subito ritorno con il marito in Alabama. La sua salute peggiorò ulteriormente e nel 1932 fu ricoverata al Johns Hopkins Hospital di Baltimora.
Tra un ricovero e l’altro, Zelda scrisse il romanzo parzialmente autobiografico, dal titolo Lasciami l’ultimo valzer, che vendette pochissime coppie. Devastata, Zelda si dedicò quindi alla pittura, ma anche in quel caso non ricevette che commenti tiepidi o critiche. Nel 1940 Francis morì e lei, ancora in una clinica, non riuscì a partecipare al funerale. Durante la notte del 10 marzo 1948, un incendio divampò dalle cucine della clinica in cui era ricoverata. Zelda Fitzgerald rimase intrappolata nella sua stanza e morì sola e dimenticata da tutti.
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