Una Bibbia al femminile: dimenticate e rivoluzionarie, le donne delle Sacre Scritture

Rivoluzionarie, potenti, eppure troppo spesso dimenticate: le figure femminili nelle Sacre Scritture sono molte, moltissime, ma, con l’eccezione di Maria, madre di Cristo, troppo spesso negli anni la loro importanza è stata taciuta, celata, minimizzata, in virtù di un’impronta chiaramente maschilista e patriarcale non solo della società, ma anche dell’istituzione religiosa cristiana.
Eppure, il ruolo di molte delle donne della Bibbia è tutt’altro che banale, e oggi, a ridare vita e il giusto peso a tutte loro ci hanno pensato 20 teologhe, protestanti e cattoliche, che hanno fatto una vera e propria rilettura della Bibbia in chiave femminista. Mostrando chiaramente che la figura femminile è tutt’altro che marginale e che, ammesso e non concesso che Dio non sia donna, come molti amano sostenere, nelle Sacre Scritture il loro ruolo è tutt’altro che limitato a quello di prostitute, dame di compagnia o comparse. Tanto che proseguendo la lettura della Prima lettera di Pietro, dove si legge che “le mogli devono essere sottomesse ai mariti”, è scritta chiaramente l’esortazione dell’apostolo, rivolta ai mariti, ad “amare le loro consorti”. Posizione che è sicuramente in aperto contrasto con la visione patriarcale dell’epoca (accettando, ovviamente, la datazione storica data dalla Bibbia stessa, i cui libri, comunque, sono sicuramente stati scritti in tempi diversi).
Il risultato di tale revisione femminista è Une Bible des femmes (Una Bibbia delle donne), curato da Pierrette Daviau, Elisabeth Parmentier e Lauriane Savoy, pubblicato a ottobre 2018 dalla casa editrice svizzera Labor et Fides.
Le teologhe, partendo dallo spunto di Parmentier e Savoy, insegnanti di teologia a Ginevra, sono state coinvolte in un approfondito lavoro di ricerca che, dalla Francia al Canada, ha creato una fitta rete di dialogo e scambi di opinione.
Lauriane Savoy, come riportato in questo articolo, ha spiegato:
Abbiamo scoperto che c’era molta ignoranza dei testi biblici. Molte persone non li conoscono più o pensano che siano completamente fuori moda, non adeguati ai valori contemporanei dell’uguaglianza e della parità. Ma in realtà non è così, i valori femministi e la lettura della Bibbia non sono incompatibili.
Un’operazione simile era stata portata avanti anche dalle donne islamiche del movimento Musawah, che hanno riletto il Corano slegandolo dal’ottica maschilista. E, del resto, per scrivere Une Bible des femmes le autrici si sono ispirate alla Woman’s Bible scritta nel 1898 dalla suffragetta statunitense Elisabeth Cady Stanton, assieme a un comitato di 26 donne. Il testo, sicuramente controverso e scandaloso per l’epoca in cui venne pubblicato, diventò però allo stesso tempo uno dei più venduti negli Stati Uniti, dato che rappresentava il primo tentativo delle donne di lanciare la sfida al patriarcato, ridiscutendo i dogmi religiosi impartiti storicamente.
Inizialmente, Savoy, Parmentier e le altre volevano solo fornire una traduzione di quel libro, ma, rileggendolo, “ci siamo dette che nel frattempo erano state elaborate delle nuove teologie dalle quali non potevamo prescindere. Soprattutto nella seconda parte del XX secolo, specialmente da teologhe femministe, e quindi limitarci a tradurre la versione inglese sarebbe stato un vero peccato”.
La speranza delle autrici di Une Bible del femmes, oggi, è che il loro lavoro possa essere letto e compreso anche dagli uomini, e proprio da quei religiosi che, magari, potrebbero essere pronti a una reinterpretazione delle Sacre Scritture, non profana né blasfema, ma semplicemente secondo una nuova prospettiva.
Abbiamo subito le letture patriarcali dei testi biblici, e per secoli abbiamo letto testi che occultavano le grandi eroine della Bibbia, o che valorizzavano come donna soltanto Maria, la genitrice di Gesù, come vergine e madre insieme, un modello impossibile da raggiungere. Per non parlare di Eva, colpevole di aver rovinato l’umanità. Insomma, nella storia sono state le stesse donne a essere vittime di questi approcci che giustificavano la supremazia dell’uomo tentando di imporci un ruolo assai limitato. La nostra idea è quella di rompere con questi clichés.
Maria, la Madonna, è senza dubbio la donna più importante della Bibbia e della vita di Gesù, ma anche la dimostrazione che Dio non ha pregiudizi verso le donne.
Esistono libri della Bibbia in cui si parla della ‘Saggezza’, con la S maiuscola, che è una figura femminile – dice Parmentier – Oppure della metafora di Dio come una chioccia che protegge i suoi pulcini, insomma, non esiste solo il trio maschile della trinità, Padre, figlio e Spirito santo.
Maria Maddalena, la donna salvata da Cristo, è stata spesso rappresentata solo come una prostituta, ma spesso dimentichiamo che proprio lei è stata con Gesù fino alla fine, anche mentre sta per essere crocifisso, mentre tutti i discepoli uomini sono intimoriti. Sempre lei è la prima a recarsi al sepolcro per scoprire la resurrezione del Messia. Lontani dalle suggestioni che la vogliono come moglie di Gesù (è la tesi sostenuta ne Il Codice da Vinci, ad esempio), Maria Maddalena è una figura femminile fortissima.
Debora, profetessa e unica donna nel gruppo dei giudici biblici. Secondo la Bibbia, convocò Barac ordinandogli di radunare un’armata, per vincere i Cananei guidati da Sisara, profetizzando che l’onore di ucciderlo non sarebbe toccato a Barac, ma ad una donna.
Barac sconfisse le truppe di Sisara e questi cercò asilo presso Giaele, moglie di Eber, che dopo averlo accolto lo uccise colpendolo alla tempia con un piolo.
Raab, una prostituta di Gerico nascose in casa, a rischio della sua vita e di quella della sua famiglia, due spie israelite, dando loro alloggio nella sua casa e assistendole fino alla loro fuga.
Gesù, in questo passo del Vangelo secondo Giovanni, è in cammino dalla Giudea alla Galilea, e attraversa la Samaria. Decide di riposarsi nelle vicinanze della città di Sicar, dove, secondo la tradizione ebraica, c’è il pozzo di Giacobbe. La donna, pur sapendo del contrasto tra Giudei e Samaritani, dà da bere a Cristo e ascolta le sue parole.
Nel Nuovo Testamento, nel Vangelo di Luca, compaiono Marta e Maria, sorelle di Lazzaro, che ospitano in casa Gesù.
Ester è la figlia di Abicàil della tribù di Beniamino, una delle due tribù che costituivano il Regno di Giuda prima della sua distruzione da parte dei babilonesi. Alla morte dei genitori viene adottata dal cugino Mardocheo, che fa partecipare Ester alle selezioni per diventare moglie di Assuero (associato generalmente al re Serse), venendo scelta.
Quando il primo ministro Aman decide di sterminare tutti i giudei del regno, Mardocheo la esorta a presentarsi al re, per intercedere in favore dei propri connazionali. Dopo tre giorni di digiuno e nonostante rischiasse la morte per essersi presentata al re senza prima richiederlo, Ester gli domanda di accettare il suo invito a cena con Aman, durante il quale lo informa di essere giudea e che Aman ha decretato lo sterminio di tutti i giudei del regno. Ottiene quindi dal re il diritto per i giudei di difendersi, il giorno in cui dovevano essere sterminati. Mardocheo con un decreto istituisce la festa dei Purim, perché la tristezza si è tramutata in gioia e il lutto in giorno di festosa letizia.
Il libro che racconta la storia di Giuditta fa parte dei testi deuterocanonici, ovvero esclusi dal canone della Religione Ebraic, quindi considerati apocrifi dalle Chiese Protestanti ma accettati come canonici dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa. Secondo il libro Giuditta liberò la città di Betulia assediata dagli Assiri. Fece invaghire il loro generale, Oloferne, trattenendolo al banchetto, dove si ubriacò. Allora Giuditta gli tagliò la testa con la sua stessa spada e poi ritornò nella città. Gli Assiri, trovato morto il loro condottiero, furono presi dal panico e fuggirono.
A Giuditta è dedicato anche il celebre quadro di Artemisia Gentileschi, esposto agli Uffizi di Firenze.
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