Il romanzo Pinocchio è molto celebre, ma lo è anche e soprattutto per le varie trasposizioni che ha subito nel tempo. Pensiamo innanzitutto al film d’animazione Disney del 1940, ma anche allo sceneggiato di Luigi Comencini con Nino Manfredi nelle vesti di Geppetto e Gina Lollobrigida in quelle della fata turchina, e al film, poetico come sempre quando parliamo di questo attore-regista, di Roberto Benigni.

Carlo Collodi – l’autore del romanzo – però non ha mai concepito un’opera del genere. Non era neppure un vero e proprio romanzo di formazione, anzi nelle sue intenzioni si trattava di una semplice operetta morale. Siamo in fondo negli anni di Pierino il porcospino, in cui l’attenzione per l’educazione dell’infanzia ha un impianto spiccatamente morale. Solo qualche anno dopo Oscar Wilde avrebbe scritto Il Principe Felice, realizzando un racconto che poteva essere compreso su più livelli di lettura. E non solo dai bimbi.

Su Il Mio Libro c’è una lista di differenze tra il romanzo originale, le stesure successive e soprattutto le trasposizioni. A cominciare dal naso di diverse lunghezze di Pinocchio, che nel film Disney è quasi un tormentone, ma in originale è limitato a un solo aneddoto.

Pinocchio: la balena che non c'è e quel macabro finale che fu costretto a cambiare
Fonte: Pinocchio/Disney
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