Pinocchio: la balena che non c'è e quel macabro finale che fu costretto a cambiare
Pinocchio è un romanzo di formazione, ma la sua genesi non l'ha portato a essere come lo conosciamo oggi: ecco i retroscena nella scrittura di Carlo Collodi.
Pinocchio è un romanzo di formazione, ma la sua genesi non l'ha portato a essere come lo conosciamo oggi: ecco i retroscena nella scrittura di Carlo Collodi.
Il romanzo Pinocchio è molto celebre, ma lo è anche e soprattutto per le varie trasposizioni che ha subito nel tempo. Pensiamo innanzitutto al film d’animazione Disney del 1940, ma anche allo sceneggiato di Luigi Comencini con Nino Manfredi nelle vesti di Geppetto e Gina Lollobrigida in quelle della fata turchina, e al film, poetico come sempre quando parliamo di questo attore-regista, di Roberto Benigni.
Carlo Collodi – l’autore del romanzo – però non ha mai concepito un’opera del genere. Non era neppure un vero e proprio romanzo di formazione, anzi nelle sue intenzioni si trattava di una semplice operetta morale. Siamo in fondo negli anni di Pierino il porcospino, in cui l’attenzione per l’educazione dell’infanzia ha un impianto spiccatamente morale. Solo qualche anno dopo Oscar Wilde avrebbe scritto Il Principe Felice, realizzando un racconto che poteva essere compreso su più livelli di lettura. E non solo dai bimbi.
Su Il Mio Libro c’è una lista di differenze tra il romanzo originale, le stesure successive e soprattutto le trasposizioni. A cominciare dal naso di diverse lunghezze di Pinocchio, che nel film Disney è quasi un tormentone, ma in originale è limitato a un solo aneddoto.
Il burattino non si anima nell’originale dopo che Geppetto lo scolpisce, ma è il ciocco a essere animato, tanto che crea scompiglio in alcuni luoghi della città prima di giungere a casa del falegname.
Nell’originale, il Grillo Parlante muore ucciso dallo stesso Pinocchio che non riesce più a reggere le sue critiche. Ma ritorna nelle pagine successive. Incorporeo, un fantasma.
La fata turchina non è in tutte le pagine la splendida donna che conosciamo – interpretata al cinema e in tv da Nicoletta Braschi e Gina Lollobrigida – ma assume diverse forme. Pinocchio però ha un’input per riconoscerla: in qualunque forma si presenti, ha i capelli blu. Un po’ come succede alle diverse forme di It di Stephen King.
No, non è una balena che mangia Pinocchio – forse nel cartone la storia è diventata questa come riferimento al personaggio biblico di Giona. Si trattava infatti di un pescecane gigante.
Nel primo finale del romanzo, Pinocchio venne impiccato. Dato che veniva pubblicato a puntate sul Giornale dei Bambini, tanti piccoli lettori scrissero a Collodi per chiedere di rimodulare il finale, il che gli richiese un po’ di tempo. All’inizio, Pinocchio veniva impiccato dal Gatto e la Volpe che lo derubano. E, come riporta Vanilla Magazine, le ultime parole del burattino sono:
Oh babbo mio! Se tu fossi qui!
Nel finale modificato, Pinocchio è salvato da un ragazzo con i capelli blu. Altri non è che la fata turchina.
Sono tante le peripezie che Pinocchio deve affrontare: nelle pagine del romanzo di Collodi viene addirittura panato e fritto, obbligato a fare la guardia con un collare da cane, vestito da ragazza per compiere evoluzioni al circo.
Come ben sappiamo, il cartone Disney è molto diverso dal romanzo originale. Tutti i cartoni Disney si basano infatti sulla formula «un sorriso per ogni lacrima» e il romanzo originale conteneva davvero troppe lacrime. Il risultato però non piacque al nipote di Collodi che chiese al governo italiano di intentare una causa per eccessiva americanizzazione.
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