“Ho sempre saputo che i miei nemici hanno torto. Ma ben vengano anche loro, fanno pubblicità”. A pronunciare queste parole fu Palma Bucarelli, una nome forse sconosciuto a chi non è interessato al mondo dell’arte. Colta, elegante e coraggiosa, riuscì ad affermarsi in un ambito professionale quasi esclusivamente maschile, prodigandosi per molti artisti.
Direttrice e sovrintendente della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma dal 1941 al 1975, fu infatti una delle prime donne in Italia a ottenere una carica così importante: la prima fu Fernanda Wittgens, nominata direttrice alla Pinacoteca di Brera solo un anno prima e altra figura cruciale nel panorama dell’arte moderna.
Nel libro Regina di quadri, una biografia scritta dalla storica dell’arte Rachele Ferrario, emerge un ritratto approfondito di Palma Bucarelli. A spiccare, tra i tanti ricordi di una vita vissuta da ribelle, c’è un episodio legato all’acquisto di un’opera controversa per la galleria. La decisione di esporre le scatolette di Merda d’artista realizzate da Piero Manzoni scatenò un putiferio: ci fu persino un’interrogazione parlamentare voluta da alcuni esponenti della Democrazia Cristiana e la Bucarelli venne indagata.
In tribunale il suo caso venne liquidato senza conseguenze, non senza schernire l’opera dell’artista milanese, già scomparso da anni. Inutile dirlo, ma le 90 latte di Merda d’artista sono poi state acquistate a cifre stratosferiche da musei e collezionisti in tutto il mondo. L’ultima, battuta all’asta nel 2016, è stata venduta a 220.000 euro. Vale la pena rileggere qualche passaggio del testo ufficiale dell’interrogazione, ancora disponibile sul sito degli archivi della Camera, che dimostra quanto la politica possa essere miope e ottusa, oltre che supponente.
Il tono arrogante e ironico del deputato, che dimostrò di non brillare per lungimiranza in materia artistica, puntava a denigrare non solo Manzoni, ma anche la direttrice.
L’interrogante chiede ancora che in deroga alle vigenti disposizioni di legge che vietano di innalzare monumenti ai viventi, il signor Ministro della pubblica istruzione voglia dare le opportune disposizioni perché un monumento venga subito eretto in onore della predetta signora Palma Bucarelli per le sue benemerenze culturali. L’interrogante si permette sommessamente di suggerirne il progetto: potrebbe essere esso costituito da una piramide di barattoli contenenti la produzione artistica del signor Piero Manzoni su cui far troneggiare la più volte celebrata signora Bucarelli . Gli elementi decorativi potrebbero essere costituiti da apparecchiature igienico-sanitarie per la celebrazione dell’arte Pop.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la vita di Palma Bucarelli…
Palma Bucarelli, una vita da ribelle
Palma Bucarelli nacque a Roma il 16 marzo 1910: suo padre Giuseppe era un funzionario del ministero degli interni di nobili origini, mentre la madre Ester era una raffinata e splendida donna siciliana. Dopo la laurea in Lettere all’Università di Roma, nel 1933 superò il concorso statale e diventò ispettrice alle Antichità e alle Belle Arti alla Galleria Borghese di Roma: aveva solo 23 anni. Dopo un breve trasferimento a Napoli, nel 1937 tornò a Roma e lì iniziò frequentare il giornalista e scrittore Paolo Monelli, il suo più grande amore, che sposò solo moltissimi anni dopo, nel 1963.
L'eleganza di Palma Bucarelli
Nonostante il suo lungo legame con Monelli, Palma fu corteggiata da moltissimi uomini per tutta la sua vita, ma non volle mai perdere la sua indipendenza di donna. Elegante e bellissima, pettinata come Greta Garbo e con un incredibile incarnato diafano, dietro il suo algido aspetto nascondeva un carattere deciso.
Palma Bucarelli alla Galleria
Nel 1937, quando l’Italia è già in clima di guerra, Palma Bucarelli diventò ispettrice alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e poi direttrice nel 1941. Fu proprio lei a salvare dai tedeschi le opere d’arte, portandole a Palazzo Farnese a Caprarola e vigilando di persona sul trasporto. Alla fine della guerra, si adoperò per far diventare la Galleria un centro didattico, come da lei poi dichiarato in un’intervista alla RAI:
Un museo dovrebbe essere un centro attivo di cultura e dovrebbe avere rapporti molto stretti con le altre arti; sulla commistione delle varie arti e sul ruolo di chi partecipa all’opera d’arte.
Palma Bucarelli in uno scatto d'artista
Le prime polemiche riguardo all’operato di Palma Bucarelli arrivarono nel 1959 dopo la decisione di esporre alcune opere di Alberto Burri, artista recentemente celebrato persino in una grande retrospettiva al Guggenheim di New York. La sua decisione provocò un’interrogazione parlamentare riguardo all’opportunità di “spendere denaro” per un artista così poco ortodosso. Ecco un passaggio della richiesta da parte dell’ex ministro alle finanze, il socialdemocratico Luigi Preti:
Il sottoscritto chiede d’interrogare il ministro della pubblica istruzione, per sapere se intende istituire una commissione di vigilanza sulla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, in modo da garantire che l’attività della Galleria stessa sia ispirata a criteri di serena obiettività nel rispetto di tutti gli orientamenti e dei reali valori artistici; e per sapere altresì se intende destinare ad incarico di minore responsabilità la signorina Palma Bucarelli, la quale ha molto chiaramente dimostrato di non essere all’altezza del delicato compito di direttrice della Galleria, spalancando le porte della Galleria stessa a tutti i prodotti più assurdi di quella pseudo-espressione artistica antiquata e provinciale – frutto di uno snobismo privo di ogni preparazione filosofico-estetica – cui si da il nome di astrattismo, e mettendo al bando gran parte degli artisti veri che lavorano con talento e con impegno e comunicano al mondo circostante valori estetici effettivi e comprensibili, per fare posto agli sgorbi, alle tele di sacco, ai buchi incorniciati e alle ferraglie.
Piero Manzoni e la sua merda d'artista
Soprannominata Palma e sangue freddo, Bucarelli non perse mai la calma, anche quando il suo lavoro veniva messo in discussione. Attenta alle nuove frontiere dell’arte, oltre a valorizzare Piero Manzoni prima di tutti gli altri, organizzò grandi mostre con opere di Kandinskij, Picasso e Pollock. Per lei non esistevano no: Palma era sempre in guerra contro i suoi nemici e detrattori.
Palma Bucarelli, la regina di quadri
La stampa la soprannominò Palmina dei Sacchi e La Callas dell’astrattismo, definendo il museo da lei diretto una “galleria degli orrori”. Non bastò a scoraggiarla, anche perché dalla sua parte aveva un fascino magnetico. Ungaretti disse che era “bella come una gatta siamese“, mentre l’artista e critico Gillo Dorfles la definì “donna bellissima nel senso completo della parola“.
Palma Bucarelli
Palma Bucarelli morì a Roma nel 1998, a ottantotto anni, lasciando alla Galleria tutti i suoi dipinti e il suo elegante guardaroba, che ora si trova nel Museo Boncompagni Ludovisi per le arti decorative di Roma. Proprio vicino al luogo in cui ha passato gran parte della sua vita, quel museo che ha amato e curato come un figlio, oggi c’è una via che porta il suo nome.
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