Un abbraccio a tutti gli esseri umani che si sentono fragili in questo periodo…

Con queste parole, il 26 aprile, Alessandra Appiano concludeva un post su Facebook in cui confidava di voler cessare di essere una Wonder Woman per prendersi semplicemente cura di sé. Nessuno avrebbe sospettato che quel messaggio sarebbe stato uno degli ultimi lasciati dalla giornalista e scrittrice, e che, a poco più di un mese di distanza, Alessandra si sarebbe spenta, all’età di 59 anni.

In quelle poche parole affidate ai social, lei che generalmente preferiva i libri per esprimersi, per farsi conoscere, c’erano molte sfumature e dettagli della sua persona, dell’Alessandra di quel momento particolare della sua vita: si intravedeva ancora la donna forte e piena di volontà che era riuscita ad affermarsi nel lavoro, ma accanto a questa, silenziosa, se ne scorgeva anche un’altra, ben più umana e fragile, fallibile, se vogliamo, come bisognosa di avere la consapevolezza di non essere sola, di essere in un mondo di persone piene di debolezze, come lei.

Per la prima volta in vita mia getto la spugna su un impegno di lavoro.

Scriveva Alessandra, vinta dal ritardo del treno che avrebbe dovuto portarla a Roma, dove avrebbe partecipato a Storie Italiane. Pochi, praticamente nessuno, avrebbero potuto immaginare che quelle parole sarebbero state profetiche di un altro abbandono, quello alla vita. Nessuno avrebbe creduto che la spugna Alessandra l’avrebbe lanciata anche per la propria esistenza. Eppure – anche se col senno di poi è tutto così maledettamente facile – proprio tra le righe, tra le pieghe di quelle frasi regalate agli amici dei social come a “scusarsi dell’assenza”, si poteva leggere altro, qualcosa che andava ben al di là del semplice dispiacere di non poter prendere parte a una trasmissione televisiva.

Vuol dire che devo prendere atto di essere troppo stanca.

Alessandra aveva, probabilmente, capito; aveva riconosciuto a se stessa di non aver più quella forza di volontà che in passato le aveva dato la spinta per emergere, per farsi largo in un mondo non facile come quello del giornalismo, per costruire una carriera eccellente fatta di tanti riconoscimenti e premi. Aveva accettato di essere vittima di un male che poi, forse, non le ha lasciato scampo.

Era depressa, si legge su molti giornali oggi, pochi giorni dopo la sua morte, avvenuta nella sua casa milanese il 3 giugno; si sarebbe tolta la vita, è l’ipotesi che più di tutte campeggia sulle prime pagine, quella che gli inquirenti, come riportato da alcune testate e siti, hanno lasciato trapelare.

Un gesto volontario, l’addio come ultimo atto di una donna che, pure, negli anni aveva a suo modo dato la vita: a tanti personaggi, a storie, a trame e situazioni. Ma anche una donna che, nel primo romanzo, aveva chiaramente detto La vita è mia e me la rovino io. Un potente messaggio di autodeterminazione, di indipendenza che, forse, alla fine, ha davvero rispettato.

Non sappiamo se sia davvero scattato qualcosa nella mente di Alessandra, se quel male oscuro troppo spesso snobbato o ignorato dai più abbia finito con il prendere il sopravvento sul suo sorriso, sulla sua voglia di fare, di vivere. Di certo sappiamo Alessandra era sfiancata, minata nell’animo e nel fisico, che si era tolta la corazza da Wonder Woman per mostrarsi “nuda” in pubblico, spogliata della sua forza e del suo voler essere a tutti i costi “super” per accettare di essere solo “normale”. E fragile.

La vita di Alessandra Appiano e tutti i suo principali successi letterari sono riassunti nella nostra gallery.

Quel post di Alessandra Appiano: “A tutti gli esseri umani che si sentono fragili”
facebook @alessandra appiano
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