Forse ad alcune il nome di Eve Ensler non dirà molto, ma di sicuro tutte conoscono il titolo del suo più grande successo, I monologhi della vagina.
I monologhi della vagina. Nuova ediz.
Un’opera geniale, forte, potentissima, che dal 1996, anno in cui la drammaturga americana ha cominciato a scriverla, continua a essere portata sui palcoscenici di tutto il mondo: tradotti in 35 lingue, i monologhi hanno avuto successi clamorosi a Broadway, interpretati da icone come Susan Sarandon, Glenn Close, Melanie Griffith e Winona Ryder, ma anche a Londra, dove voce e volto sono stati prestati da Kate Winslet e Cate Blanchett. Proprio da questa pièce è nata l’idea del V-Day, il movimento attivista globale rivolto ad abbattere ogni forma di violenza su donne e bambine.
Eve ha iniziato a scrivere I monologhi della vagina dopo aver raccolto centinaia di interviste sul sesso; per sfatare il tabù sessuale nella sfera femminile, per affermare il diritto delle donne a parlare anche di sesso, soprattutto per rivendicare la propria individualità e femminilità in un contesto sociale in cui l’emancipazione è strettamente legata alla cornice sessuale.
Per lei, del resto, il tema della libertà femminile è sempre stato centrale, soprattutto alla luce dell’orrore vissuto sulla propria pelle: non è un mistero, infatti, che appena bambina Eve sia stata ripetutamente abusata dal padre, con la tacita connivenza della madre che non ha mai avuto il coraggio di denunciare, tantomeno di fermare quell’abominio.
Ensler ha capito che l’unica che poteva salvarla da quella situazione terribile era proprio lei stessa, per questo scappò di casa molto giovane, iniziando a dedicare moltissime energie in favore della lotta femminista.
Impegno culminato, come detto, nella nascita, nel 1998, del V-Day, una giornata contro la violenza di genere che si celebra il 14 febbraio, in cui, ogni anno, vengono organizzati in tutto il mondo eventi il cui ricavato è destinato a progetti o associazioni che sostengono le vittime di violenze. Stupri, violenze di genere, mutilazioni genitali sono il focus del movimento, che in poco più di vent’anni ha raccolto milioni di dollari.
Nella sua vita complicata c’è stato anche spazio per lottare contro un tumore, un evento che però, assicura lei, da sempre convivente con l’idea di sentirsi parte di un corpo estraneo, le ha permesso di sentirsi finalmente davvero connessa con se stessa.
Abbiamo raccolto le sue frasi più iconiche in gallery.
I monologhi della vagina
Dichiaro queste strade, tutte queste strade, patria della mia vagina.
Per l'emancipazione sessuale femminile
La donna ha il dovere e il diritto di prendere consapevolezza della propria sessualità.
Contro ogni maschilismo
La mia gonna corta non è un’esibizione, è ciò che sono prima che mi obbligaste a nasconderlo o a soffocarlo. Fateci l’abitudine.
Non dobbiamo vergognarci dell'essere donne
Fa paura pronunciare questa parola. “Vagina”. All’inizio hai l’impressione di sfondare un muro invisibile. “Vagina”. Ti senti in colpa, a disagio, come se qualcuno stesse per colpirti. Poi, dopo che l’hai detta per la centesima o la millesima volta, ti viene in mente che è la tua parola, il tuo corpo, la tua parte più essenziale. All’improvviso ti rendi conto che la vergogna e l’imbarazzo che provavi pronunciandola miravano a mettere a tacere il tuo desiderio, a erodere la tua ambizione.
La vagina è come il cuore
Il cuore è capace di sacrificio. E così la vagina. Il cuore è capace di perdonare e riparare. Può cambiare forma per farci entrare. Può allargarsi per farci uscire. E così la vagina. Può soffrire per noi e tendersi per noi, morire per noi e sanguinare e sanguinolenti immetterci in questo difficile mondo meraviglioso. E così la vagina. Io ero lì nella stanza. Io ricordo.
Le donne devono essere al potere
Per la sopravvivenza della razza umana, le donne devono essere al sicuro e dotate di potere. È un’idea ovvia ma, come una vagina, ha bisogno di grande attenzione e amore per essere rivelata.
Ha vinto un tumore
Nel 2015 Eve è uscita con Nel corpo del mondo, libro in cui racconta, tra le altre cose, il tumore che ha affrontato. Questa esperienza ha cambiato la sua prospettiva delle cose, unitamente a un viaggio in Congo in cui è venuta a conoscenza delle violenze dei soldati ai danni di donne e bambini.
So che ogni cosa è connessa, e le cicatrici lungo il mio torace sono le fratture generate dal terremoto.
L'incipit de I monologhi della vagina
“Vagina”. Ecco, l’ho detto. “Vagina”. L’ho ripetuto. Sono tre anni che pronuncio questa parola. L’ho detta in teatri, università, salotti, caffè, cene mondane, programmi radiofonici in tutto il paese. La direi in televisione se qualcuno me lo permettesse. La pronuncio centoventotto volte ogni sera quando rappresento il mio spettacolo, I monologhi della vagina, che si basa su interviste a un gruppo eterogeneo di più di duecento donne. L’argomento è la vagina. La pronuncio nel sonno. La dico perché non è previsto che la dica. La dico perché è una parola invisibile – una parola che suscita ansia, imbarazzo, disprezzo e disgusto.
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