5 storie "vere" di bambini che ricordano le loro vite precedenti

Ian Stevenson e Trutz Hardo, terapeuti di fama internazionale, sono considerati tra i più eminenti esperti di reincarnazione a livello mondiale. Nei loro libri hanno raccolto esperienze di bambini che ricordavano i particolari di vite precedenti. Ecco le loro storie.

Se in alcune culture orientali e africane la reincarnazione è considerata quasi un fatto assodato, da noi è sempre stata (e rimane) un tabù. Ecco perché, pur non volendo discutere la buona fede degli autori o sminuire gli studi che hanno preceduto le opere che stiamo per analizzare, le virgolette del titolo, a nostro parere,  restano d’obbligo: in fondo, siamo figlie del metodo sperimentale e, anche se certi racconti possono incuriosire, apprendere che le teorie di Ian Stevenson sono giudicate inattendibili dalla comunità scientifica ci porta immediatamente a dubitare.

Tuttavia, questa è una rubrica di libri e i testi da cui sono tratti i casi che seguono non sono hanno avuto un buon riscontro di pubblico ma sono stati scritti da terapeuti di fama internazionale. Lo stesso Stevenson, deceduto nel 2007, in vita era stato professore associato di psichiatria alla  Louisiana State University, per poi diventare capo dipartimento in Virginia, dove insegnò per circa cinquant’anni. Insomma, l’autore di Bambini che ricordano altre vite, che nella sua rassegna ha incluso esempi provenienti dal mondo occidentale “per contribuire a rettificare la credenza secondo la quale casi di questo tipo si manifestano solo tra i Buddisti e gli Induisti”, aveva un background formativo davvero considerevole.

E lo stesso si deve dire del tedesco Trutz Hardo, personaggio eclettico che, dopo aver conseguito due lauree, si divide tra i ruoli di scrittore,  editore, docente e viaggiatore. È stato proprio durante un viaggio in Africa nel 1974 che ha iniziato ad occuparsi di reincarnazione, anche se ciò che l’ha definitivamente consacrato alla materia è accaduto in California, dove avrebbe sperimentato i poteri della mente, catapultato in una vita passata dalla guru Helen Wambach. Da allora, Hardo non si è più fermato e i numerosi studi e approfondimenti l’hanno portato a diventare uno dei più importanti terapeuti della regressione in Germania, con all’attivo non solo libri ma anche apparizioni Tv, seminari e una serie di cd rom sull’argomento. Il primo caso che vi sottoporremo è tratto dalla sua monografia Children who have lived before: Reincarnation Today. A noi il compito di informarvi, a voi l’onere di farvi un’opinione.

1 Golan Heights: il bimbo che avrebbe  fatto incriminare il suo assassino

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Fonte: scribol.com

Il fatto, documentato dal Dr. Eli Lasch, sarebbe avvenuto all’interno di una comunità drusa stanziata nella regione delle Alture del Golan. Qui, un piccolo nato con una voglia sulla testa, a circa tre anni avrebbe cominciato a ricordare il motivo di quel segno, ossia il suo assassinio, perpetrato tramite un’ascia in una vita precedente. Così, com’è usanza tra le popolazioni che credono a queste cose, il bambino sarebbe stato accompagnato dagli adulti nella sua antica casa e, una volta sul posto, avrebbe rammentato il nome del killer e il luogo dove quest’ultimo lo aveva seppellito insieme all’arma del delitto. Proprio là, più tardi, sarebbero stati ritrovati l’ascia e un cadavere con una ferita identica alla sua voglia: di fronte all’evidenza, l’assassino avrebbe quindi finito per ammettere il crimine.

2 Gopal Gupta: il piccolo indiano della classe popolare che diceva di essere stato un Bramino

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Fonte: higherjourneys.blogspot.com

Tutto avrebbe avuto inizio ad una cena, in cui Gopal, un bimbo di Dehli di circa due anni e mezzo, si sarebbe rifiutato di prendere un bicchiere, obiettando di essere uno Sharma e di non poter toccare oggetti sfiorati da membri di classi inferiori. La  stessa sera il piccolo, interrogato dal padre sul suo strano comportamento, avrebbe iniziato a raccontare i particolari di una vita passata, in cui, prima di venire assassinato dal fratello, sarebbe stato dirigente della SucK Shancharak, una grossa azienda di medicinali ubicata nella lontana città di Mathura. All’inizio, il padre sarebbe rimasto piuttosto incredulo ma, più tardi, trovandosi a Mathura in occasione di una festa religiosa, avrebbe deciso di cercare dei riscontri alle parole del figlio, interrogando il direttore delle vendite  della Suck Shancharak. Quest’ultimo, dopo aver confermato che uno dei proprietari era stato ucciso dal fratello, avrebbe prontamente informato dell’incontro la famiglia Sharma. Da qui il viaggio di Gopal a Mathura, dove il bimbo, identificando persone, fatti e luoghi che solo il deceduto poteva conoscere, avrebbe definitivamente convinto gli Sharma della reincarnazione del loro caro estinto.

3 Corliss Chotkin Jr, ovvero il nipote che avrebbe fatto rivivere il suo bisnonno

Ian Stevenson
Fonte: mixdecultura.ro

Nel libro di Stevenson non mancano certo fenomeni paranormali: apparizioni, impressioni telepatiche e episodi di chiaroveggenza costellano l’intera trattazione e, non a caso, la storia di Corliss Chotkin Jr comincia proprio con  una premonizione: Victor Vincent, un anziano pescatore dell’Alaska, mostrando alla nipote due cicatrici, le preannuncia che si reincarnerà in suo figlio. Il racconto  continua con la gravidanza della donna che, dopo aver dato alla luce un maschietto, nota subito dei segni di nascita corrispondenti agli sfregi del nonno. Ma le “prove” dell’avvenuta  reincarnazione non finiscono qui: Corliss, a poco più di un anno,  se ne sarebbe uscito affermando di chiamarsi Kahkody, nome tribale del bisavolo e, col passare del tempo, avrebbe mostrato sempre più affinità con lui: l’interesse per il mare e l’innata capacità di condurre le barche,  la profonda religiosità, l’abitudine di balbettare e l’essere mancino rappresentavano tutti punti in comune e contribuirono ad alimentare la credenza (o forse la speranza) che l’amato avo fosse lì a vegliare sulla famiglia.

4 Ma Ting Aung Myo: il dramma di un uomo intrappolato nel corpo di una donna

bambini che ricordano altre vite
Fonte: humansarefree.com

La vicenda si svolge in un villaggio della Birmania Settentrionale e inizia con un sogno premonitore, quello della madre di Ting Aung Myo che, mentre è incinta della piccola, sogna più volte un soldato giapponese, ansioso di stabilirsi con lei e il marito. Ora, quel soldato, stando all’episodio narrato da Stevenson, stava veramente per trasferirsi là, solo che l’avrebbe fatto nei panni di una neonata. Già a tre anni, infatti, Ting Aung Myo avrebbe cominciato a ricordare una vita passata, nella quale militava nell’esercito nipponico, prima di morire sotto i colpi degli alleati. Nei suoi resoconti, la bimba avrebbe aggiunto diversi particolari, come il fatto di essere stata un cuoco e di aver avuto moglie e figli. Al di là della realtà o meno dei ricordi,  quello che colpisce in questa vicenda è come gli stessi abbiano segnato la sua vita:  Ting Aung Myo, infatti, non solo amava giocare alla guerra e al pallone ma fu costretta a interrompere gli studi perché, sentendosi un maschio, rifiutava di indossare la divisa scolastica femminile. E i suoi problemi non finirono nemmeno in età adulta quando dichiarò a Stevenson che sarebbe stata disposta a morire per mano sua, se le avesse assicurato una rinascita maschile. Insomma, che si sia trattato di problemi di identità o, come vuole l’autore, di un caso di reincarnazione non risolta, l’esistenza della donna che si credeva un soldato non è stata affatto facile.

5 Shamlinie Prema: la bimba che voleva la sua “prima madre”

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Fonte: theepochtimes.com

Anche il percorso di Shamlinie, sebbene meno drammatico di quello di Ting Aung Myo, non è stato privo di ostacoli. Stando al resoconto di Stevenson, la bimba fin da piccolissima avrebbe rifiutato di fare il bagno e mostrato un terrore inspiegabile nei confronti degli autobus. Le motivazioni di questi insoliti comportamenti sarebbero emerse solo più tardi, quando Shamlinie avrebbe cominciato a parlare di una vita antecedente in cui un bus l’aveva spinta in un campo di riso, dove poi era annegata. La bimba, oltre alle circostanze della sua morte, avrebbe ricordato anche i nomi dei suoi “ex genitori”, che risultarono aver perso  una figlia per annegamento proprio l’anno prima che lei nascesse. La cosa più sconvolgente raccontata nel libro, però, non è né questa coincidenza  né il fatto che Shamlinie e la defunta Hamaseelie avessero praticamente gli stessi gusti. Quello che colpisce, invece, è che per parecchio tempo Shamlinie avrebbe preferito la madre di Hamaseelie alla sua. Col passare degli anni, però, i ricordi si sarebbero annebbiati e con loro le problematiche annesse. D’altronde, è quello che accade quasi sempre: la maggior parte dei soggetti coinvolti in presunte reincarnazioni in età adulta non ricorda più niente, quasi che crescendo si perdesse un dono, quello di rievocare altre vite o, forse, solo quello di immaginarle, che è uno dei tanti motivi per cui, a volte, vorremmo  tornare bambini.

 

 

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