Abbiamo intervistato Lorella Zanardo poco tempo fa, a proposito di un suo post in cui chiedeva alla Vorwerk, nota azienda produttrice della Folletto, perché nelle pubblicità del prodotto giocattolo ci fosse una bambina e mai un maschio.

Lo spunto è, ovviamente, quello di andare a monte di un modo di ragionare endemico, che tende ancora oggi ad associare gli oggetti ai ruoli “maschio e femmina”, e a dividerli secondo le categorie sessuali; perché, ci ha spiegato Lorella, partire dai bambini per continuare a inculcare la mentalità, prettamente sessista, secondo cui gli elettrodomestici siano prerogativa esclusiva delle donne, automobili e sport degli uomini, è certamente deleterio e per nulla producente ai fini di quel cambiamento che, invece, è necessario se l’obiettivo è abbattere gli stereotipi sociali e culturali legati al genere.

Del resto, lei da anni si occupa di attivismo al femminile, di demolire il potente muro di cliché maschilisti legati alla figura femminile, e lo fa partendo soprattutto dalle scuole, attraverso un’opera capillare di educazione che, oggi, si lega in maniera indissolubile anche all’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione, in primis i social network, diventati veicolatori degli stessi messaggi che, un tempo, erano trasmessi solo dalla tv.

Lorella ripone un’intensa fiducia nella media-educazione, come ci ha spiegato nel corso dell’intervista, ovvero in quella che, secondo lei, oggi potrebbe integrare l’educazione civica ed essere ritenuta materia obbligatoria nelle scuole; autrice di libri, docente, la Zanardo ha sfruttato tutti i mezzi a sua disposizione per portare avanti la sua personale lotta contro la mercificazione del corpo femminile, attraverso un documentario del 2009, Il Corpo delle donne, e unlibro omonimo.

Nel documentario, in particolare, Lorella ha puntato il focus sullo sfruttamento delle immagini delle donne a fini commerciali, ideologici e politici, utilizzando le immagini prese dalla tv generalista, raggiungendo in breve tempo milioni di visualizzazioni, per denunciare la spersonalizzazione delle figure femminili in televisione, assoggettate al volere maschile. Nel libro, invece, ha raccontato il percorso di dodici mesi per promuoverlo e farlo conoscere, nelle piazze così come nelle scuole.

Con gli anni, però, i suoi interessi sono aumentati, coinvolgendo sempre di più le nuove generazioni non solo rispetto a un approccio nuovo della questione di genere, ma anche a un diverso atteggiamento verso se stessi, basato su una maggiore fiducia e autostima da non ricercarsi necessariamente nel consenso universale, chimera allettante che il mondo dei social, fondato su like, condivisioni e popolarità misurata in termini di amicizie virtuali, ha notevolmente amplificato.

Nella nostra gallery abbiamo riportato alcune delle dichiarazioni e delle “battaglie” più famose di Lorella, compreso quelle che ci ha detto durante la nostra chiacchierata.

Il corpo delle donne non appartiene alle donne, la lezione di Lorella Zanardo
Fonte: web
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