“Dopo Auschwitz, nessuna poesia, nessuna forma d’arte, nessuna affermazione creatrice è più possibile”, scrisse il grande filosofo Theodor Adorno, parlando dell’Olocausto. La storia di Charlotte Salomon ci racconta però che proprio l’espressione artistica rappresentò per qualcuno una forma di resistenza contro l’orrore della quotidianità.

La pittrice berlinese, morta incinta a soli 26 anni, prima di essere deportata riuscì ad affidare al suo medico francese le centinaia di tempere realizzate durante l’ascesa del nazismo.

“È tutta la mia vita”, gli disse, consegnandogli non solo i disegni, ma anche i suoi taccuini. Oggi è possibile ripercorrere il suo breve e intenso percorso umano nel corposo volume Vita? O teatro?, edito oggi da Castelvecchi. Pubblicato nella sua forma integrale, raccoglie l’esperienza di una giovane artista che nelle sue opere cercava un’ultima fortezza contro il nemico alle porte. Un nemico contro cui non poteva nulla, ma che non riuscì mai a ridurla a vittima impotente.

E, come è accaduto per tutti in questa epoca, nessuno essendo in grado di ascoltare l’altro e tutti mettendosi a parlare di se stessi, è sorto in questa persona, allo stesso tempo segnata dal dolore e appena al di sopra della mischia, un sentimento di grande impotenza alla vista di tutti questi esseri che tentano di aggrapparsi al ramo più piccolo, mentre infuria la più terribile delle tempeste.

La vicenda di Charlotte Salomon ha ossessionato per anni anche lo scrittore francese David Foenkinos, rimasto folgorato prima dai suoi quadri e poi dalla sua terribile fine. Così è nato Charlotte, un libro biografico importante per comprendere i quadri e le parole dell’artista tedesca. Intervistato da Daniela Cavini per Sette, l’autore ha spiegato la sua decisione di narrare la vita della giovane.

Volevo avvicinarmi il più possibile a lei, vedere ciò che aveva visto. Di questa artista non ci resta quasi nulla, solo un’unica opera autobiografica, “Vita? O Teatro?” con 1300 immagini a gouache. La mia ricerca voleva aggiungere qualcosa. Sono tornato varie volte nel suo appartamento di Berlino, nella scuola che frequentava, e poi nella camera d’hotel dove si è rinchiusa a dipingere, per due anni.

E dopo la pubblicazione, le reazioni sono state moltissime e anche imprevedibili.

Dopo l’uscita del libro ho ricevuto tantissime testimonianze, fra cui quella della nipote dell’uomo che l’ha tradita. Sì, oggi so chi è stato. Era un miliziano conosciuto in paese, l’ha denunciata insieme a suo fratello, il farmacista che indicò la strada ai nazisti. È stato ucciso alla fine della guerra. Nei piccoli centri le cose si sanno… Ma non ho voluto insistere su questo aspetto. Io volevo parlare di lei, un’artista straordinaria, poco conosciuta, destinata a grandi cose se fosse sopravvissuta.

Sfogliate la gallery per ripercorre la vita di Charlotte Salomon…

La meraviglia di Charlotte Salomon che morì incinta a 26 anni in una camera a gas
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