"La tua vita appartiene a te stessa" L’ultima lettera della madre per Margaret Mitchell

L'autrice del capolavoro Via col vento nascondeva un grandissimo dolore: la morte della madre, che prima di andarsene le scrisse una lettera. Gliela consegnò il fratello, sulla strada per tornare a casa, dopo averle annunciato la sua scomparsa.

Il suo romanzo più famoso non è stato solo un bestseller dell’epoca, capace di vendere 180 mila copie in appena un mese, né uno di quelli da definire come “icone culturali”, che sarebbe – paradossalmente – sempre troppo riduttivo: perché Via col vento ha rappresentato in toto un’epoca, un periodo storico, è stato lo specchio di una società, quella americana della Secessione, necessaria per costruire le fondamenta  di quella attuale, incarnando meravigliosamente il prototipo ideale di quello che ogni scrittore intende per “capolavoro”, magnifico, complesso, intenso, avvolgente, così denso di storia e ricco nella trama da essere immediatamente amato dal cinema, pur ancora nascente, che subito ne volle fare un film, forse il primo, vero colossal del grande schermo.

Eppure, non tutti forse conoscono le grandi tragedie che hanno funestato inesorabilmente la vita della sua autrice, Margaret Mitchell: lutti e sofferenze che forse, in parte, hanno persino contribuito a costruire quella superba grandiosità del suo lavoro più celebre, pubblicato nel giugno del 1936, e fino a pochi anni fa considerato, peraltro, anche l’unico. Solo nel 1995, infatti, fu ritrovato Lost Laysen (tradotto come L’isola in fondo al mare, edito da Rizzoli) un manoscritto del 1916 consegnato, poi, al Road to Tara Museum, dedicato dalla contea di Jonesboro proprio alla scrittrice.

Del resto, lei stessa aveva vergato, nel proprio testamento, che tutta la sua produzione letteraria venisse distrutta alla sua morte, e così gli eredi fecero quando, il 16 agosto del 1949, Margaret morì neppure cinquantenne, dopo essere stata investita da un taxi ed essere rimasta 5 giorni in coma. Ennesima beffa di un destino che davvero non era mai stato tenero, ma certo la scelta della scrittrice di far sparire ogni suo scritto dà da pensare a quanto di importante e bello, probabilmente, il mondo della letteratura abbia perso.

Drammatica, dicevamo, è stata buona parte della sua vita, con un matrimonio giovanile (con Berrien Kinnard Upshaw), fallito, la seconda guerra mondiale vissuta come istruttrice di pronto soccorso nella Croce rossa americana, ma soprattutto la morte della madre, avvenuta quando Margaret era appena diciannovenne.

Via col vento

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Il Premio Pulitzer guadagnato con Via col vento nel 1937, la candidatura al Nobel per la letteratura e, infine, l’uscita della versione cinematografica del suo capolavoro non le tolsero mai dalla testa la prematura perdita della mamma, ammalatasi di un’epidemia influenzale quando lei frequentava il primo anno di college allo Smith, nel Massachussets, e morta di polmonite al suo immediato rientro a casa, ad Atlanta. Quell’episodio segnerà per sempre non solo la sua vita personale, ma in parte, come abbiamo accennato, anche la sua scrittura, che, anche nello stesso romanzo più noto, risulterà sempre un sofferente affresco di nostalgia verso tutto ciò che è perduto, e un incessante, disperato desiderio di annullare le difficoltà della cruda realtà quotidiana.

Il sito lettersofnote.com ha riportato la lettera che proprio la madre scrisse a Margaret Mitchell prima di morire, datata 23 gennaio 1919, un giorno dopo che la scrittrice venne a conoscenza della sua malattia. La riportiamo, tradotta, integralmente.

Cara Margaret,

Ho pensato a te tutto il giorno. Ieri hai ricevuto una lettera che diceva che sono malata. Mi aspetto che tuo padre abbia descritto la situazione con mano forte e con colori scuri, e spero di non essere così grave come lui pensa. Ho la polmonite in un polmone, e non ci fossero stato complicazioni con l’influenza, avrei senz’altro avuto più di una possibilità di recupero. Ma la signora Riley aveva la polmonite in entrambi i polmoni e ora sta bene ed è più forte di prima. Speriamo il meglio, ma ricordati, cara, che se dovessi andare ora sarà sicuramente il momento migliore per me.

Avrei voluto qualche altro anno di vita, ma forse, se ne avessi avuto, avrei dovuto vivere troppo a lungo. Non sprecare compassione per me. Anche se ti sembra che stia scivolando via dalla vita, sappi che ho tenuto nelle mie mani tutto ciò che il mondo può dare.

Ho avuto un’infanzia felice e sposato l’uomo che volevo. Ho avuto figli che mi amano, come li ho amati io. Sono stata in grado di dare loro quello che li metterà sua strada giusta per il successo mentale, morale e forse finanziario, non avrei potuto darvi di meglio.

Mi aspetto di vederti di nuovo, ma se non dovesse succedere voglio metterti in guardia per evitarti l’errore in cui una donna del tuo temperamento potrebbe cadere. Dai tutta te stessa a piene mani e il cuore traboccante, ma datti all’estremo solo dopo aver vissuto la tua vita. Quello che voglio dire è che la tua vita e le energie appartengono per primo a te stessa, a tuo marito e ai tuoi figli. Qualsiasi cosa rimasta dopo aver servito questi, concediti generosamente, ma assicurati che non ci sia mai una carenza di attenzione a casa. Tuo padre ti ama cara, ma non lasciare che il suo pensiero e il desiderio di restargli accanto ti impedisca di sposarti, se vuoi farlo. Ha vissuto la sua vita; vivi la tua come meglio puoi. Entrambi i miei figli mi hanno amato così tanto che non c’è bisogno di soffermarsi su questo punto. Hai fatto tutto per me e mi hai dato l’amore più grande che i bambini possono dare ai genitori.

Prenditi cura di tuo padre quando sarà vecchio, come io ho curato mia madre. Ma non lasciare mai che la vita di chiunque altro interferisca con la tua vita reale.

Addio, tesoro, e se non mi vedrai più, allora è meglio che mi ricordi come ero a New York.

La tua amata Madre 

Margaret seppe della morte della madre dal fratello, che andò a prenderla in stazione al rientro a casa. Sulla strada verso casa, le consegnò la lettera.

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