La vagina è sempre stata protagonista di numerosi tabù, un po’ come le mestruazioni: soprattutto nel mondo moderno molte volte non se ne parla, o meglio, troppe volte non se ne vuole proprio parlare. Ma non è sempre stato così, anzi, in diverse epoche storiche l’organo sessuale femminile è stato uno dei temi più discussi dagli uomini. Sì, non donne ma uomini, e non sempre se ne è discusso in modo totalmente positivo. Ma com’è possibile tutto ciò? Proprio per spiegare questo fenomeno la fumettista e dj svedese Liv Stromquist ha voluto demolire tutti i luoghi comuni che caratterizzano questo argomento attraverso un libro dal titolo “Il frutto della conoscenza” che è quasi più un excursus illustrato sul nostro organo genitale in divertenti (e veritiere) storie a fumetto.

Il frutto della conoscenza

Un libro quasi diviso in due parti, caratterizzate da due diversi stili di colorazione: la prima totalmente in bianco e nero (il rosso è presente unicamente per rappresentare il ciclo mestruale, nostro compagno di “avventure” ogni mese), mentre la seconda parte è un vero e proprio mosaico di colori più disparati.

Fonte: vignetta tratta da “Il frutto della conoscenza”

Un’analisi fatta, quindi, con ironia ma anche con estrema serietà che ripercorre, anno dopo anno, tutti i pregiudizi e le teorie che hanno avuto come protagonista proprio la vagina: dai remoti anni della preistoria e dell’antica Grecia, fino al celebre Sigmund Freud e ancora agli ideali femministi dei nostri giorni.

Fonte: vignetta tratta da “Il frutto della conoscenza”

Attraverso le sue vignette, Liv Stromquist parla dell’oppressione sessuale femminile che ha caratterizzato la vita della donna fin dalla sua nascita, tutte le teorie derivanti dalle mestruazioni, i tabù sul piacere e l’autoerotismo (fra chi ammetteva che la masturbazione femminile avrebbe procurato il cancro e chi invece vedeva nelle dimensioni delle piccole labbra il chiaro simbolo di una possibile possessione demoniaca – o dedizione allo stesso demonio).

Altro argomento su cui fa leva l’autrice sono gli assorbenti, o meglio le pubblicità legate a esse: slogan che fanno presagire il ciclo come un vero e proprio problema mensile da tenere nascosto. Vi siete mai chieste perché in pubblicità commerciali riguardanti proprio questo argomento uno delle frasi più ripetute è “freschezza?” Fresco come qualcosa da lavare via e dimenticare, fresco come qualcosa da nascondere e del quale avere vergogna. Altre frasi spesso presenti negli spot di assorbenti sono: “Ti sentirai pulita” o “Sarà come non averlo“. E ancora: quante volte, e sopratutto dagli uomini, la donna viene descritta come un vero e proprio mostro indomabile durante i giorni di ciclo mestruale? Quante volte, di nuovo, ci siamo sentite inadatte, imbarazzate, sporche per una piccola macchia rossa sui pantaloni?

Fonte: vignetta tratta da “Il frutto della conoscenza”

L’autrice di questo fumetto, attraverso le sue vignette dal design semplice ma con un significato ben profondo, spiega effettivamente come questi tabù moderni presenti nelle pubblicità di beauty e intimo femminile condizionino ancora la mente di numerose donne. Ma l’intelligente messaggio lanciato da Liv, pagina dopo pagina, è ben preciso e, con un’ironia tutta sua, viene mostrato in un finale aperto che ci invita a diventare noi stesse parte di un cambiamento più grande. Perché per cambiare le cose non servono solo parole ma anche fatti, basta un minimo, piccolo, briciolo di coraggio di mostrare, senza alcuna vergogna, il colore rosso che ci contraddistingue.

L’intervista al quotidiano Il manifesto

In molti si sono interessati a “Il frutto della conoscenza”, nuovo scritto a fumetti di Liv Stromquist: primo fra tutti il quotidiano Il manifesto che nell’ottobre 2017 ha dedicato all’autrice un’interessante intervista. Domande mirate a spiegare il vero significato del libro e a far riflettere su cosa significava essere una donna nelle epoche passate e cosa invece significa in questa moderna:

Quando alla fine dell’800 la religione fu sostituita dalla scienza, questa ebbe il compito di trovare spiegazioni sul perché nonostante le donne fossero così diverse dagli uomini reclamassero comunque l’accesso al potere e al denaro nella società. Prima potevano solo dire: “Le donne fanno parte della società prebellica poiché questo è ciò che Dio vuole” – ma dopo dovettero far la pace con le ragioni scientifiche. Ed è stato in quel momento che la scienza medica ha iniziato a ossessionarsi con cose come l’utero, le mestruazioni e così via.

Nel dibattito sull’accesso agli studi universitari per le donne alla fine dell’800, per esempio, vi fu un medico che in un suo testo scrisse che le donne non potevano entrare all’università a causa delle mestruazioni: se avessero studiato, il sangue necessario per il ciclo avrebbe dovuto essere utilizzato dal cervello, e questo alla fine le avrebbe rese sterili. L’accesso delle donne all’università sarebbe stato quindi il primo passo verso la fine dell’umanità.

Ha spiegato Liv Stromquist al quotidiano, argomentando il perché per molti anni per una donna è stato impossibile accedere alle facoltà universitarie. Un “problema” dettato dagli uomini e ancora una volta legato alle mestruazioni. Pensare che oggi il ciclo mestruale possa essere un impiccio allo studio o addirittura che studiare durante le mestruazioni possa rendere sterili, è qualcosa di veramente impensabile. L’autrice ha raccontato inoltre di come, nella nostra società, il nostro organo sessuale venga spesso associato alla debolezza o perfino utilizzato come insulto:

Sono convinta che la percezione negativa dell’organo sessuale femminile, e in generale della sessualità femminile, concepiti come indegni o disgustosi, influenzino le donne a un livello psicologico molto profondo. Pensiamo all’espressione inglese don’t be a pussy: l’organo sessuale femminile è visto come qualcosa di debole, laddove quello maschile è sempre associato a connotazioni positive, come la forza, la mascolinità e la potenza. Di certo questo influenza la nostra percezione di noi stesse, e credo che possa limitare ciò che pensiamo di essere capaci di fare nel mondo, fino a sfociare in alcuni casi in una specie di odio per noi stesse.

Come affrontare, o meglio, come eliminare tutti questi luoghi comuni. Il consiglio che Liv lancia al pubblico attraverso il suo libro è l’importanza di informarsi. Non basta parlare senza avere alcuna fonte veritiera: bisogna informarsi, cercare, essere curiose e farsi domande sui delicati argomenti inerenti il nostro organo sessuale. Solo con l’informazione si potranno distruggere tutti gli effetti negativi dei tabù e dei pregiudizi maschilisti riguardanti l’universo sessuale delle donne. Ma non solo: a sostegno della sua tesi, Liv ha terminato l’intervista al quotidiano Il manifesto ammettendo che, secondo lei, è proprio la cattiva informazione ad accentuare i sempre più presenti episodi di violenza domestica e di genere in Italia:

Certo: tutte queste cose sono collegate. La dominazione maschile sulle donne si manifesta in molti modi diversi e tutte queste strutture coinvolgono l’un l’altra e si retroalimentano, con il solo triste risultato di rafforzare il patriarcato.

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